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L’inchiesta condotta dalla Procura di Avellino sul sequestro di una cava nella zona di Sperone, in cui il 9 gennaio scorso sono stati scoperti tre milioni di metri cubi di rifiuti speciali legati all’edilizia su un’area di 116.000 metri quadrati, è giunta a una fase di conclusione. Il sequestro era stato eseguito dalle autorità del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Avellino, sotto la guida del colonnello Salvatore Minale e della Tenenza di Baiano, comandata dal luogotenente Luciano Fasolino, con il supporto del personale del Reparto Operativo Aeronavale di Napoli.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Avellino, Cecilia De Angelis, che ha coordinato le indagini, ha firmato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di quattro indagati, assistiti dagli avvocati Silvio Sepe e Giuseppina Marotta. Gli indagati comprendono i due gestori dell’impresa che aveva la cava a disposizione e due operai di un’altra impresa che sono stati sorpresi mentre scaricavano rifiuti edilizi nella stessa area.

Secondo le accuse, i due imprenditori avrebbero gestito una discarica di rifiuti speciali pericolosi nell’ex cava di località Carcara senza le necessarie autorizzazioni e in una quantità di tre milioni di metri cubi, principalmente costituiti da materiali provenienti dalla demolizione nel settore edilizio. Le autorità li accusano di opere eseguite in assenza di autorizzazione o in violazione delle autorizzazioni, abbandono e deposito incontrollato di rifiuti e distruzione o deturpamento di bellezze naturali.