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Una lettera per chiedere perdono per quanto aveva compiuto e anche per sollecitare l’escussione in aula di persone informate sui fatti che non sono state sentite in primo grado.

Cosi Giovanni Limata, condannato a 24 anni di reclusione per il delitto di Aldo Gioia insieme alla figlia della vittima, Elena, ha voluto per l’ennesima volta ribadire il suo pentimento per quanto ha compiuto nell’aprile del 2021 ai danni del cinquantenne, ucciso nel salotto di casa. Questa mattina il giovane di Cervinara è comparso davanti alla IV Sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, presieduta dal giudice Ginevra Abbamondi, che ha letto in aula la missiva dell’imputato, anche lui presente all’udienza.

Giovanni dal carcere ha sempre invocato perdono oltre ad aver tentanto più di una volta di togliersi la vita.

Inoltre hanno rassegnato le loro conclusioni davanti alla Corte tutti i legali delle parti in causa nel processo. A partire dalle parti civili, l’avvocato Sartori, che difende la moglie e la figlia di Aldo Gioia, costituite solo contro Limata.

A seguire l’avvocato Brigida Cesta, che difende i fratelli di Aldo Gioia, costituiti contro i due imputati. Infine gli avvocati Livia Rossi, difensore di Elena Gioia e Rolando Iorio, difensore di Giovanni Limata. I giudici si sono riservati sulla richiesta dell’imputato, che scioglieranno alla prossima udienza, già fissata per lunedì 15 aprile. In quella sede, in caso di rigetto, ci sarà verosimilmente anche la sentenza di secondo grado.