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Avellino – Era all’imbrunire di una domenica, un giorno festivo e autunnale come tanti, quando improvvisamente il tempo si fermò, una nuvola di polvere riempì il cielo e il territorio irpino si trovò a vivere una delle prove più difficili della sua esistenza, un terremoto che avrebbe cambiato per sempre il volto e la storia di un’ intera città.

Il 23 novembre 1980, una data che resterà per sempre impressa nella memoria dei cittadini irpini e non solo: un terremoto devastante colpì la Campania, la Puglia e la Basilicata causando quasi 3000 vittime e 300mila senzatetto.
La terra tremò per novanta “interminabili” secondi, con un ipocentro a soli trenta chilometri di profondità. Si manifestò nella sua più cruda violenza a circa settanta chilometri di distanza dall’epicentro, verso est, nel cuore dell’Irpinia, agli estremi confini orientali dell’avellinese, causando panico, terrore e vittime tra gli abitanti. I danni subiti dalle costruzioni furono notevoli e duraturi, gran parte del patrimonio edilizio e storico crollò.
Fu uno dei terremoti più imponenti del secolo scorso, con una magnitudo momento di 6.9 gradi sulla scala Richter: si attesta, infatti, in vetta anche ai più forti terremoti degli ultimi 100 anni.
Una tragedia che sacrificó vite e storie, segnando in modo indelebile questo territorio, ma al contempo fece venir fuori la tenacia e la forza dei tanti cittadini, i quali strinsero i denti e reagirono.

Il tempo trascorso non è sufficiente per dimenticare quella sera…
Oggi, a distanza di 38 anni, resta il ricordo ben impresso nella memoria di tantissime persone, la paura, il terrore, le sensazioni vissute ed avvertite in quelle ore tragiche sono state tramandate da una generazione all’altra.

É dovere di tutti commemorare ogni anno quel tragico 23 novembre, affinché la memoria non si spenga. Affinché si accenda il ricordo anche tra quelle generazione che non hanno vissuto, anche solo per il tramite della televisione, il dramma della disperazione, della solitudine, della distruzione.

“Un terremoto può scatenare una forza distruttiva che lascia silenzio e vuoto. Le parole si spengono e lasciano spazio ad immagini di distruzione e paura.”
Un territorio che ancora oggi si porta addosso le ferite di quel giorno, che all’improvviso lasciò dietro di sé una distruzione senza precedenti, come se tutto si fosse trasformato in un film dell’orrore. Ma le tante vittime non erano un film, se ne andarono lasciando un dolore impossibile da lenire per chi resta a chiedersi cosa ne è rimasto della sua vita.