- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

 “Non ho proposto io il mio nome come candidato sindaco del campo largo, ma una fetta considerevole della coalizione: a partire da quella parte del mio partito, il Pd che mi sostiene con le componenti di Enzo Luca, Rosetta D’Amelio, Lello De Stefano, agli amici alleati del Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Controvento”.

E’ un fiume in piena Antonio Gengaro, nel corso di una lunga conferenza stampa tenuta questo pomeriggio al Circolo della Stampa di Avellino, dopo le ultime vicende che stanno animando nelle ultime settimane il cosiddetto “campo largo”, la coalizione di centrosinistra che ancora non riesce ad indivudare un candidato sindaco da contrapporre all’uscente Gianluca Festa.

“Sembro un incicente di percorso della storia perchè il mio nome torna in lizza per la candidatura a sindaco come già accaduto in passato, ma ribadisco che non l’ho proposto io, ma è frutto di una condivisione emersa da gran parte del tavolo quando sono venuta meno le opzioni tecniche e i motivi di salute che hanno spinto l’avvocato Benny De Maio al pssso indietro”, ricorda.

Di qui il nome di Gengaro portatufficialmente  al tavolo qualche settimana fa ma che, subito ha trovato una serie di dinieghi, a partire dalla dirigenza provinciale del Pd, ai vertici romani. “Quel partito, il mio partito, che dovrebbe sostenermi, tutelarmi e rappresentarmi a quel tavolo, invece di farmi la guerra. Ma siete uomini o Bruti? E Bruto era un uomo d’onore rispetto a questa condizione. Se non mi volete ditelo apertamente, perchè io non mi tiro indietro e lavoro alla tanto decantata unità di cui tanti si riempiano la bocca”; dice rabbioso Gengaro.

In premessa la ricostruzione della sua storia politica, l’essere stato vicesindaco di Tonino Di Nunno,  “un’ombra molto ingombrante per molti, ma per me, per noi la massima espressione della moralitò della politica”. Ricorda le battaglie politiche condivise con Di Nunno, quella per l’ambiente, quelle contro la speculazione edilizia, quelle per la legalità. Quelle che hanno generato la sfiducia a Di Nunno”, ricorda.

Non nomina mai direttamente il consigliere regionale Maurizio Petracca, ma è indùbbio che in molti passaggi, i più duri, siano riferiti ai comporamenti che giudica “insopporabili”, da parte dei vertici del suo partito che, secondo la sua ricostruzione, avrebbero alzato un muro contro la sua candidatura a sindaco. “Ma siamo il  Pd o un partito fascista?, dice ancora a gran voce.

Non mancano molti passaggi contro la gestione del sindaco Festa, dalla nascita della squadra di basket Delfes, al caso concorsi, al caso Ferragosto, agli appalti, ad  un’altra serie di vicende tutt’ora attenzionate dalla Procura. “Tenendo conto il principio Costituzionale di dubbio di colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato e fino a prova contraria, qui si critica il metodo politico, il modus operandi di questa amministrazione”, precisa Gengaro.

Poi l’attenzione si sposta di nuovo verso il Pd, il suo partito, la ricostruzione degli ultimi tesseramenti, i ricorsi, poi le ultime candidature a sindaco, il nome di Gengaro sempre balzato all’attenzione dell’opinione pubblica, prima delle scelte di Paolo Foti e successivamente di Luca Cipriano. “Con quest’ultimo– precisa Gengaro- di recente ho avuto un proficuo scambio di opinioni, anche relativamente al periodo della sua candidatura a sindaco.
Per questo mi sento pugnalato alle spalle dal mio partito. Ho ribadito che anche  nel caso del voto al ballottaggio del 2019, il mio è andato a Cirpiano, al Pd, e non contro il Pd, come hanno fatto gran parte di coloro che pure di far perdere il Pd hanno votato Festa. E dopo poche ore mi trovo un documento dei consiglieri comunali uscenti che rispetto come persone. Ma nel merito politico e del modus operandi non posso stigmatizzare l’atteggiamento del  nostro partito, il Pd, che continua a comportarsi nei miei riguardi come quel Bruto già citato”.

E quindi ribadisce a chiare lettere: “Il mio nome sul tavolo non l’ho messo io e non lo tolgo io. Questo è il momento della verità. Qui si distinguono gli uomini dai buffoni. Io sono un uomo”.