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Natura e artificio, una contrapposizione destinata a non avere fine. La tragedia dell’alluvione che ha colpito la Sicilia nella notte tra sabato e domenica ha riaperto il tema scottante dell’abusivismo in Italia, portando nuovamente alla luce dati e numeri sconfortanti e poco invidiabili. La villetta invasa dalle acque a Casteldaccia, in provincia di Palermo, doveva essere abbattuta già una decina di anni fa ma si è rivelata il teatro grottesco di un dramma che ha causato la morte di nove persone.

L’abusivismo è un fenomeno che caratterizza tutte le regioni italiane rappresentando una piaga soprattutto nelle zone costiere. In Sicilia i numeri parlano di una crescita netta relativa agli ultimi dieci anni: ogni 100 edifici circa 58 sono irregolari. Il quadro riguardante la Campania è addirittura peggiore rispetto a quello generale. La media nella nostra regione si attesta intorno ai 64 edifici abusivi ogni 100 autorizzati dai Comuni, presentando connotati ancora più oscuri nel confronto tra le ordinanze di demolizione emesse e quelle realmente eseguite. Per essere più concreti nei numeri, in Campania tra il 2004 e il 2018 sono state emesse ben 16.596 ordinanze, ma soltanto 496 di queste hanno trovato piena concretezza negli atti successivi. Ciò vuol dire che il 97% delle ordinanze è ancora insoluto, numero che fa della Campania la capolista delle regioni italiane con un primato tutt’altro che apprezzabile.

Stupisce, e non poco, la differenza nei numeri con le seconde regioni per abusivismo, la Sicilia e (a sorpresa) il Veneto, distanziate dalla nostra di circa diecimila unità. Dei 71.450 edifici da demolire in tutta Italia – stando ai dati forniti dal dossier “Abbatti l’abuso” – oltre un quinto appartengono al territorio campano. Dati che devono far riflettere le istituzioni soprattutto sul mancato passaggio tra emissione dell’ordinanza ed una sua esecuzione. A volte basta un ricorso contro l’abbattimento a bloccare un iter per mesi o addirittura anni.

Edifici abusivi e strutture “a rischio crollo”, pur non coincidendo sempre, spesso fanno rima. Nel mese di agosto scrivemmo della situazione della provincia di Benevento che con ben 10.942 stabili degradati contro i 259.589 sani vanta un rapporto del 4,2% prendendosi un pessimo secondo posto assoluto nella classifica che vede primeggiare Frosinone (rapporto vicino al 7%). Precisiamo: non è detto che una struttura abusiva non sia stabile, così come non lo è il fatto che una struttura instabile sia necessariamente abusiva. Ciò che accomuna i due discorsi è la mancanza di interventi volti a stabilire la sicurezza di chi li occupa. I rovesci temporaleschi, le alluvioni, i terremoti e altre calamità naturali ci ricordano prontamente che la prevenzione non è mai abbastanza. E che l’attenzione su una tematica tanto delicata andrebbe tenuta alta sempre, non solo nel momento di piangere morti innocenti.