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Dinanzi alla clamorosa, ingiustificabile, intollerabile crisi idrica che sta mortificando, da giorni, diverse delle comunità sannite e irpine (non) servite dall’Alto Calore sarebbe fuorviante parlare di emergenza: di imprevedibile e accidentale – per restare alla definizione da vocabolario – in questa storia non c’è niente.

E’ accaduto esattamente ciò che si temeva accadesse. Di nuovo, semmai, c’è l’aggravante Covid che richiederebbe maggiore attenzione all’igiene individuale: impresa ardua quando i rubinetti di casa non ti restituiscono nulla, non una goccia d’acqua. Per ore. Pure per mezza giornata. Una vergogna. Così come vergognosa è la mancata reazione della politica.

Neanche il clima da campagna elettorale è riuscito a imporre la questione idrica come priorità del dibattito pubblico. Restando nel Sannio, fatta eccezione per qualche amministratore locale, non si è udita una sola voce di protesta, di sdegno. A San Giorgio del Sannio, ‘epicentro’ della crisi, lunedì e martedì l’acqua è mancata praticamente sempre. E così – dove più, dove meno – in buona parte del Mediocalore, della Valle Telesina e del Beneventano. Per farla breve, dove c’è l’Alto Calore non c’è acqua.

Uno schifo. Sfiniti, affranti e furibondi i cittadini – supportati da qualche associazione e comitato – stanno provando a farsi sentire con lettere e diffide. Ma sono urla inascoltate. Scusateci il francesismo: non se ne fotte nessuno.

Eppure dalle sedi istituzionali e di partito, solitamente, giungono riflessioni sullo scibile umano. La Rocca dei Rettori ha organizzato di recente un mega-convegno per spiegarci che tra qualche anno la diga di Campolattaro risolverà la crisi idrica di tutta la Campania ma neanche un comunicato – una frase, una sillaba – è stato scritto su quello che sta succedendo ora. Silente anche la Prefettura, immobile la delegazione parlamentare. La lista degli assenti è lunghissima.

Sembra di essere sul pullman: vietato parlare al conducente. E il conducente, che è l’Alto Calore, prosegue indisturbato il suo viaggio verso il baratro. E in attesa dello schianto si concede pure il lusso di sfottere, inviando ai Comuni associati (lo ha fatto stamattina) una missiva dove si invitano i sindaci a “vigilare sugli sprechi d’acqua”.

Bene: un mese fa, (leggi qui) l’amministratore unico della società di corso Europa manifestava pubblicamente la propria volontà di candidarsi alle Regionali, accogliendo la proposta giunta da una parte (sarà la corrente degli illuminati) del Partito Democratico. Come esercizio per la campagna elettorale, allora, Ciarcia dia l’esempio. Casa per casa, vada lui a chiedere alle famiglie costrette a lavarsi con l’acqua in bottiglia di non sprecare l’acqua che non hanno.

Magari riesce a convincerli. Il coraggio, d’altronde, non gli manca. Basti pensare che oggi nel rivolgersi ai sindaci (che di questo crimine sono vittime e complici), ha spiegato che i motivi della crisi sono legati a: 1) Poca pioggia in inverno; 2) Guasto elettropompa Solopaca e Serino; 3) Fermo di una macchina per il surriscaldamento della centrale di Cassano; 4) Blocco saracinesca di linea.

Come l’anno scorso, insomma. Come l’anno prima, come quello ancora precedente…