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C’è qualcosa che stride. E non si tratta solo del derby perso con l’Avellino, il secondo di fila dopo quello con la Juve Stabia. Il terzo ko nelle ultime quattro giornate, che hanno fatto precipitare il Benevento quasi a centro classifica, lontano sette punti dalla vetta. I conti non tornano e non è una questione da attribuire esclusivamente a un’opera di ricostruzione avviata questa estate.
La faccia di Andreoletti dopo la sconfitta con i lupi racconta più di molte parole, ma poi arrivano anche quelle e l’eco delle dichiarazioni del tecnico non passa inascoltato. La sensazione è che il giovane trainer bergamasco sia finito al centro di un tourbillon di sussurri e commenti che ne abbiano influenzato le scelte.
Nella partita più importante e più sentita nel Sannio, in un momento di palese difficoltà, l’allenatore ha in parte sconfessato quelle certezze che era riuscito a costruirsi con merito e fatica. L’azzardo delle due punte è stato pagato a caro prezzo, sia in termini di “coperta coperta” (come l’ha definita lo stesso Andreoletti), sia in termini di gestione della gara (considerando anche un Ferrante a mezzo servizio).
Raccapezzarsi in quel marasma giallorosso ha assunto le fattezze di un salmone costretto a risalire strenuamente la corrente. Emblematiche le sostituzioni. Tolta quella di Pinato, un cambio forzato dettato dall’ennesimo infortunio stagionale, l’inserimento di Talia nel secondo slot, il rimanere con tre cambi e una sola finestra a disposizione qualche dubbio lo hanno sollevato.
Dopo aver sostenuto di non avere una squadra pronta a reggere le due punte dall’inizio e la necessità, condivisa, di dover pensare alla gestione nell’arco dei novanta minuti, Andreoletti ha innestato la marcia indietro proprio nella sfida che avrebbe potuto innalzarlo agli occhi dei tifosi, oggi invece sempre più scettici sull’operato del tecnico di Alzano Lombardo. Un boomerang pericoloso, perché non basta ammettere che il Benevento effettivamente abbia giocato meglio, abbia costruito e sprecato tanto. Avrebbero indubbiamente meritato un altro risultato i giallorossi, ma alla fine resta il punteggio del campo e quella è una ferita che farà male per parecchio tempo e che rischia di lasciare strascichi pesanti.
La “pedina” di Andreoletti è tornata al “Via“, come capita al gioco del Monopoli, costretta a rifare il percorso per arrivare a sperare di mettere le mani su “Parco della Vittoria“. E’ nuovamente lontano da quell’obiettivo il Benevento che proprio a Monopoli, in terra pugliese, ha scoperto tutti i suoi limiti e le sue fragilità. Eppure quella stessa squadra era stata capace di infilare dodici risultati utili consecutivi, ricostruendo almeno in parte quel senso di appartenenza smarrito nelle ultime stagioni.
Andreoletti, se ne avrà tempo e modo, torni a essere Andreoletti, ovvero il tecnico che ha avuto l’umiltà di mettere da parte le proprie idee e il proprio credo calcistico, consapevole di non avere a disposizione il materiale tecnico per metterli in atto. C’è una nave da riportare in linea di galleggiamento e per farlo servirà che tutti remino nella stessa direzione. Nulla è ancora perduto, ma Latina e Catania potrebbero rivelarsi due pericolosi iceberg che potrebbero far definitivamente affondare una nave che inizia a mostrare crepe nella propria carena.