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Condanne che vanno dai 9 mesi ai 30 anni di carcere sono state chieste oggi dal pm Landolfi nel corso del processo nei confronti di 9 imputati finiti a giudizio in merito a un’inchiesta del 2017 eseguita dalla Dda di Napoli sul clan Sparandeo.

Queste le richieste nella nuova udienza di questa mattina dinanzi al collegio del Tribunale di Benevento, presieduto dalla dottoressa Rotili per le nove persone chiamate in causa a vario titolo, con accuse e posizioni diverse. Chiesti 30 anni di carcere per Corrado Sparandeo, 66 anni, ed Arturo Sparandeo, 41 anni: 15 anni per Gabriele De Luca, 35 anni, Carmine Morelli, 63 anni e Stanislao Musco, 44 anni; 10 mesi per Floreano Santamaria, 60 anni; 9 mesi per Maria Intorcia, 49 anni e Maurizio Zampino, 50 anni; un anno, pena sospesa, a Veronica Citarella, 43 anni, tutti di Benevento. Impegnati nel processo, tra gli altri, gli avvocati Luca Russo, Antonio Leone, Gerardo Giorgione e Antonio Bruno Romano.

I fatti risalgono al periodo che va dal settembre 2016 a febbraio 2017. Dall’associazione per delinquere di stampo camorristico all’ipotesi di falso con l’aggravante del metodo mafioso: questi i reati contestati. Un’inchiesta che si era concentrata su dei lavori di rifacimento e sistemazione di immobili a Benevento. Secondo gli inquirenti alcune persone avrebbero imposto il pizzo su questi immobili, con lavori a titolo gratuito nonché con l’obbligo di acquisto di materiale in determinati posti. Si parla di ipotesi di estorsioni ai danni dei titolari delle imprese che eseguivano i lavori (sia della città che esterni). Nel mirino dell’attività investigativa anche alcune vicende relative all’uso di un appartamento in via Quasimodo e al mancato pagamento di lavori e materiali. L’indagine è cominciata partendo da una verifica su alcune attività commerciali di Benevento. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi permesso di ricostruire i legami tra vari soggetti coinvolti. Prossime udienze fissate per il 24 ottobre e 14 novembre.