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Benevento – “E’ un provvedimento bizzarro: io il 27 non riaprirò”. Questo il lapidario commento di Valerio Cafasso, proprietario del bar “Avenue” di via Napoli in merito all’ordinanza di Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, che ha concesso dopo due mesi di chiusura totale una parziale riapertura per bar, pasticcerie,  pizzerie e ristoranti a partire da lunedì prossimo.

Molte sono le ragioni alla base della presa di posizione del titolare. Innanzitutto la prospettiva degli alti costi che comporterà il provvedimento per la sua azienda. In qualità di titolare del bar dovrà rispettare le condizioni poste dall’Ordinanza dapprima ad una sanificazione dei suoi locali, quindi ad assicurarsi del fatto che i prodotti da servire al consumatore non siano deperiti in questi sessanta giorni; poi dovrebbe procedere all’acquisto di dispositivi di protezione individuale (camici, guanti monouso, misuratori della temperatura corporea) e dovrebbe verificare periodicamente l’assenza di febbre per il dipendente o i dipendenti; infine dovrebbe procedere a formalizzare contratti con le persone incaricate della consegna dei propri prodotti a domicilio in quanto questi ultimi non possono essere i dipendenti della sua piccola Azienda, ma solo addetti esterni.

“Mancando la liquidità di cassa da due mesi –  ha detto Cafasso ad Anteprima24non si capisce da dove debba prendere i soldi per questi investimenti, il cui ritorno è peraltro tutt’altro che garantito in quanto l’apertura del bar è consentita solo dalle ore 7.00 alle 14.00″.

“Un altro aspetto che proprio non mi convince – ha proseguito il proprietario – è il pochissimo tempo a disposizione per soddisfare tutti gli adempimenti richiesti dal complesso Protocollo sanitario descritto nell’Ordinanza regionale. Non vedo come si possano ottenere dalle Autorità sanitarie tutte le autorizzazioni in queste poche ore”.

“Capisco che le pizzerie possano consegnare i propri prodotti alla clientela – dice Cafassoma proprio non vedo come possano fare altrettanto i ristoratori, che dovrebbero cominciare a consegnare le cene verso le 19, dovendo chiudere alle 22.00; e soprattutto i baristi, i quali, per rientrare nelle spese sostenute soltanto per il servizio di consegna, dovrebbero produrre centinaia di caffè nelle poche ore mattutine. Un vero e proprio miraggio”.

L’esercente ha poi concluso con un’amara conclusione: “Io voglio riaprire il mio esercizio e la mia attività in tutta sicurezza: fate uscire nuovamente le persone da casa ed io, nel rispetto del distanziamento sociale, provvederò alla somministrazione dei prodotti da banco con altrettanto rispetto delle norme igieniche”.