Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma di Luigi Barone, Responsabile Nazionale Coesione Territoriale Lega Salvini Premier.
Dispiace molto che le mie parole su un tema serio, come la demedicalizzazione delle ambulanze nel Sannio, siano state evidentemente fraintese e ridotte a una narrazione fuorviante, come fossero in chiave “anti-infermieristica”.
Lo dico chiaramente: non lo sono. Ho ribadito e ribadisco la mia totale gratitudine agli infermieri che svolgono un lavoro prezioso, spesso in condizioni difficili al Sud e che non possono che avere un apprezzamento sincero e totale.
Ma non è questo il punto. Il punto del mio intervento, che ribadisco, è che tenendo conto delle peculiarità territoriali del Sannio è assolutamente auspicabile un’equipe di emergenza composta da medico, infermiere e autista per garantire efficacia degli interventi e sicurezza delle cure.
E questo non lo dico per una mera presa di posizione, ma con numeri ed esempi alla mano, talvolta ahimè tragici.
Condivido ad esempio le argomentazioni di Siiet e Npapi quando affermano che l’espressione “condannare il paziente a morte certa” è da riferirsi ad una condizione che “può avvenire quando non vengono fornite cure adeguate, quando si decide di non procedere con trattamenti che potrebbero salvare la vita o migliorarne la sua qualità, o quando le condizioni di un sistema sanitario impediscono l’accesso a cure necessarie”. Purtroppo si tratta esattamente della condizione che si sta verificando nella Asl di Benevento, dove a seguito della demedicalizzazione delle ambulanze i pazienti in codice rosso sono deceduti senza diagnosi e terapia durante i soccorsi in codice rosso effettuati con la sola assistenza infermieristica. È accaduto a Ginestra degli Schiavoni, Cusano Mutri e San Bartolomeo in Galdo in periodo recente, mentre in altri casi, come a Forchia, l’ambulanza con medico a bordo è riuscita a salvare la vita al paziente.
I cittadini, in particolare del Fortore, del Tammaro e di altre aree distanti dal capoluogo sannita penalizzate dalla riorganizzazione dell’Asl sono allarmati da questi episodi, non dalle mie parole.
Per quanto attiene alle disamine dei sindacati poi, ritengo assolutamente condivisibile anche l’opinione riferita alla presenza dell’infermiere che ha “inequivocabilmente ridotto gli esiti negativi” potendo gli stessi fornire cure di emergenza efficaci e in autonomia. Tuttavia ciò che non è consentito è l’inversione dei ruoli. Se il medico non può sostituire l’infermiere nelle sue competenze è altrettanto vero il contrario, non potendo l’infermiere procedere alla formulazione delle diagnosi e della conseguente terapia di esclusiva pertinenza medica.
E infatti venendo ai meri numeri, con la demedicalizzazione delle ambulanze da un lato si riducono i tempi dell’intervento degli infermieri ma dall’altro si aumentano i tempi di azione del medico. Mancando, inoltre, la funzione di filtro sul territorio, aumenteranno i ricoveri dalla rete 118, andando a congestionare ulteriormente una rete ospedaliera, come quella sannita, già molto intasata.
Resta salvo ovviamente il lavoro encomiabile degli infermieri, che spesso si sono assunti anche responsabilità non rientranti nelle proprie competenze, come il trasporto dal territorio all’ospedale di pazienti in codice rosso senza medico.
Per restare, però, al campo dei numeri, è evidente che l’Asl di Benevento col 62 per cento di medici in organico possa garantire l’assistenza medica sulle ambulanze con le prestazioni aggiuntive, senza bisogno di procedere ad ulteriori demedicalizzazioni: numeri ben diversi da quelle Asl che hanno contingenti medici numericamente inferiori dove la demedicalizzazione è appunto giustificata. D’altra parte anche la mancata attivazione, all’Asl di Benevento, del servizio di pronta disponibilità per le emergenze rappresenta una violazione in quanto il Ccnl prevede che all’inizio di ogni anno andrebbe adottato un piano annuale.
Credo, in base a ciò, che sia inconcepibile portare la discussione a una inutile contrapposizione: il dibattito deve essere teso ad ottenere le miglior condizioni per tutti, per i medici, per gli infermieri e soprattutto per i cittadini sanniti.
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