- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Tutto pronto per il ritorno in aula a palazzo Mosti. A caratterizzare la riunione in programma giovedì, evidentemente, il ‘caso Capuano’, con il Consiglio chiamato a contestare all’esponente di Forza Italia una causa di incompatibilità legata alla condanna al pagamento di 11mila euro in favore del Comune di Benevento.

Situazione spinosa che, comunque, non si risolverà nella prossima seduta del parlamentino cittadino.

La proposta di delibera vergata dal presidente del Consiglio Luigi De Minico, infatti, dà il via alle procedure previste dal Testo Unico degli Enti Locali.

Nello specifico, il presidente propone al Consiglio: 1) di contestare al Consigliere comunale Antonio Capuano le cause di incompatibilità prevista dall’art.63, comma 1, n.5 del D.lgs 267/2000; 2) di concedere al Consigliere comunale dieci giorni, decorrenti dalla data di notifica di copia del presente atto deliberativo, per formulare osservazioni o per eliminare la causa di incompatibilità che è stata esposta nel presente atto di contestazione; 3) di dare atto che entro i dieci giorni successivi alla scadenza del termine di cui al punto 2 il Consiglio comunale provvederà a deliberare definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di incompatibilità sopravvenuta, inviterà l’amministratore a rimuoverla: 4) di precisare che, qualora il Consigliere comunale non vi provveda, entro i successivi dieci giorni dalla notifica della deliberazione, il Consiglio lo dichiara decaduto e la deliberazione deve essere, nel giorno successivo, depositata nella segreteria del Comune e notificata, entro i cinque giorni successivi, al Consigliere dichiarato decaduto.

E dunque, nel merito della questione il Consiglio si esprimerà soltanto entro i dieci giorni successivi al termine concesso a Capuano per formulare le proprie osservazioni o eliminare le cause di incompatibilità-

La proposta di delibera di De Minico è la naturale conseguenza della relazione sul punto predisposta dal segretario generale dell’Ente di via Annunziata, dottoressa Maria Carmina Cotugna.

Tre pagine da cui emerge anche una diversità di vedute all’interno della struttura tecnica di palazzo Mosti.

Il dirigente del settore Avvocatura Enzo Catalano, infatti, lo scorso 12 febbraio, si esprimeva assumendo la “non ricorrenza della contestata incompatibilità in quanto il debito discende da responsabilità erariale per fatt connessi alla carica di amministratore e non jure proprio – richiamando l’art.63 comma 3 del Tuel che esclude l’incompatibilità per lite pendente, allorchè questa attenga all’esercizio del mandato – e che la manifestata volontà di estinguere il debito presenta i connotati di adempimento dell’obbligazione e che la rateizzazione attiene ai tempi e ai modi dell’adempimento“.

Un parere contestato dal segretario generale secondo cui, tra gli altri rilievi mossi, “la rateizzazione costituisce una modalità di pagamento del debito,, ma non comporta l’estinzione dello stesso”.

Ed è questo il nodo che, con ogni probabilità, indirizzerà il ragionamento e le decisioni del Consiglio: il pagamento rateale esclude l’incompatibilità?

Il 12 aprile scorso, infatti, la Commissione Straordinaria di Liquidazione autorizzava  la rateizzazione del debito. Fatto che, per Capuano (che nel frattempo ha provveduto a versare la prima delle 36 rate concessegli) sta a significare che la Commissione ritiene di fatto il procedimento “concluso e definito”. Parere a quanto pare condiviso dal settore Avvocatura ma non dal Segretario generale.

Né si è rivelata utile a sciogliere ogni dubbio l’interlocuzione della Prefettura sollecitata dal presidente del Consiglio comunale De Minico.

Nella sua risposta, palazzo del Governo ha ribadito la sovranità del Consiglio in materia di incompatibilità, sottolineando però che il ministero, in relazione all’eventuale possibilità di rateizzazione del pagamento, interessato per un altro comune sannita, ha precisato che “secondo un consolidato orientamento, la rimozione della causa di incompatibilità può avvenire solo con il pagamento integrale del debito, la cui estinzione determina la cessazione del conflitto di interessi derivante dalla contestuale posizione di essere amministratore dell’Ente e debitore dello stesso”.

Il Viminale, quindi, – espressosi in passato su un caso analogo – sembra pensarla grosso modo come il segretario generale del Comune.

Fatto sta che la partita ora si giocherà in un altro campo, quello della politica. E mai come questa volta appare difficile fare pronostici. L’imbarazzo dei consiglieri è palese.

E certo la relazione tecnica allegata alla proposta di delibera, per quanto attesa, non dissolverà tutti i dubbi e le incertezze degli inquilini di palazzo Mosti, chiamati – per legge – ad essere giudici di una controversia che nessuno voleva in Aula.