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Benevento – L’ultimo verso di una ballata, un sospiro di vento nella quiete del bosco. Josip Ilicic va oltre il calcio, ha un sinistro che è una carezza all’anima, un inno alla gioia. Anche nella tempesta, soprattutto nella tempesta, ne è emerso limpido il talento. Ha imparato a danzare sotto la pioggia, il campione sloveno, affinando una tecnica che lo consacrerebbe a patrimonio dell’umanità, se solo ci fosse una apposita commissione giudicante.

Non è fastidioso come chi sorpassa a destra né spocchioso come chi salta la fila co indifferenza. E’ bravo al punto che chi lo circonda non può che applaudirlo, che siano essi compagni o avversari. Per il Benevento decimato e condizionato dalla terza gara in sei giorni è stato un grande risultato limitare gli altri dieci, ma non è bastato. Al Vigorito avrebbe vinto da solo ugualmente, cosa che ha in parte fatto.

Cosa resta dunque alla Strega di questa partita, oltre agli occhi pieni di ammirazione? Un piccolo passo compiuto comunque in avanti. Il pugile all’angolo per 45 minuti ha saputo assestare il gancio giusto all’inizio della seconda ripresa, aiutato dal vigore di un ragazzo – il giovane Pastina – abile a trasformare l’emozione del debutto di fuoco in energia positiva, oltre che precisione. Al gol di Sau il Benevento ha legittimato la sua presenza ‘dentro’ la partita pur non risultando ‘in’ partita. Troppo ampia la differenza di tecnica e condizione, parametri spropositati per non farsi condizionare dall’idea che prima o poi quel genio avrebbe in qualche modo compiuto un altro prodigio.

Sarà anche per questo che Inzaghi – in attesa del mercato – a un certo punto ha imboccato la via della prudenza. A risultato in bilico, poco prima dell’ora di gioco, ha tolto dal ring un tartassato Lapadula (i difensori nerazzurri non ci sono andati per il sottile), e un Sau galvanizzato sì dal gol, ma sfiancato dalla fatica (in due gare ha collezionato più minuti di quanti ne avesse messi insieme nelle precedenti otto) per far spazio a Insigne e a un Di Serio in crescita. Orfano di Caprari, Iago Falque, Tuia e Moncini – solo per citarne alcuni – Superpippo ha dovuto fare di necessità virtù indirizzando un lecito sguardo verso Crotone, prossima tappa, ennesimo snodo di un entusiasmante cammino. Allo Scida si penserà da domani, dopo una domenica di osservazione e smaltimento, quando l’Atalanta e quel sospiro di vento saranno già un lontano ricordo.