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Benevento – E sono dieci. Sei vittorie e quattro pareggi per un totale di 22 punti. Nessuno ha fatto meglio del Benevento dal 16 dicembre ad oggi. Nemmeno il Brescia, che ha rischiato seriamente di capitolare all’Euganeo contro il Padova nella ricca serata infrasettimanale. 

Dieci risultati utili consecutivi, una striscia che fa gongolare Bucchi e inizia a entusiasmare sul serio una piazza che aveva vissuto in maniera disillusa il ritorno in serie B. Il pubblico di Benevento ieri è stato trascinante, coinvolgente, ci ha creduto fino in fondo spingendo in rete insieme a Volta il pallone che ha steso il Pescara. Quello ottenuto contro gli abruzzesi è un trionfo che vale sei punti, non solo perché ampiamente meritato ma anche alla luce di quanto si è poi verificato in serata. 

Nel gruppo giallorosso giurano di non volgere in alcun modo lo sguardo alla classifica, ma vedere il Benevento così in alto, al secondo posto, non è un dettaglio irrilevante. L’ennesima prova di solidità, coraggio e convinzione ha spinto la Strega a superare un altro tortuoso ostacolo prima di due trasferte consecutive con Livorno e Cremonese da non sottovalutare in alcun modo. 

Se a ogni gara corrisponde qualcosa da porre in evidenza, quella di ieri si distingue per almeno tre elementi. La capacità sviluppata dal gruppo nel cambiare combinazioni difensive senza accusare il peso delle assenze, la reazione a un caso fortuito quale il gol di Mancuso, nato da un rimpallo che avrebbe potuto tagliare le gambe a chiunque, e infine il lavoro degli attaccanti, a cui deve per forza spettare un encomio speciale.

Difficile, per Insigne e Coda, districarsi in un contesto che non prevede attacchi continui, ma stilettate improvvise. La seconda punta va a prendere spesso palla dalla trequarti in su, senza godere del supporto di interni di centrocampo sufficientemente dotati sul piano tecnico da poter dialogare con lui; il numero nove ha il durissimo ma stimolante compito di cogliere l’occasione giusta al momento giusto. Sbaglia un rigore ma si riscatta subito dopo, sfiorando addirittura la doppietta nella ripresa quando colpisce in pieno il palo. Senza contare il lavoro di sponda al servizio dei compagni, che lo rende un giocatore fondamentale nel dare ossigeno alla manovra e variare gioco. 

L’ultima sottolineatura, non meno importante, spetta a una scelta coraggiosa, per non dire rischiosa. Al 60′, con il Benevento in vantaggio, Bucchi inserisce Viola per Buonaiuto preferendo la tecnica ai muscoli di Tello o Del Pinto, per logica e caratteristiche molto più adatti a una gestione dell’uno a zero. Un modo per far aumentare di giri il motore del reggino che per la verità, senza l’assist pennellato al millimetro sulla testa di Volta, non si sarebbe distinto se non per l’improvvido passaggio corto in verticale nell’azione del pari pescarese. Invece, nonostante tutto, ci troviamo ad esaltare in qualche modo quello che è stato un segnale lanciato alla squadra: si continua a fare la partita per cercare il raddoppio.

Un gesto che il pubblico ha apprezzato e ricambiato, tenendo in mano le redini del tifo esattamente come i giocatori hanno fatto in campo con la palla. Un connubio perfetto in un’atmosfera da favola che lascia ben sperare per il finale di stagione e che sancisce, attraverso ripetuti e inequivocabili segnali, una rottura profonda con la retrocessione di circa un anno fa. Ecco perché il pari sarebbe stato una beffa. E perché è giusto che sia andata a finire così.