- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Quaranta minuti di grande calcio gettati al vento. Al vento. Come l’imprecazione di Cataldi in seguito a un contrasto, poco dopo il gol che aveva consentito al Perugia di passare in vantaggio. Peccato che l’arbitro l’abbia sentita. Nasca gira lo sguardo, corre verso il numero 8 del Benevento ed estrae il cartellino rosso. E’ il minuto 43 del terzo turno di Tim Cup, un evento che per il centrocampista laziale a questo punto può considerarsi già concluso. Prima, e anche con discreta abbondanza, il Benevento aveva brillato di luce propria. Il 4-4-2 di Baroni a trazione anteriore si era rivelato bello ma inconcludente. In trenta minuti i giallorossi erano stati in grado di creare almeno cinque palle gol: tre con Coda, due con Puscas. Ma quando non segni, si sa, la situazione può diventare complicatissima. La Strega, nella sua nuova veste dalle sfumature giallo-arancio, fin da subito aveva messo sotto scacco i perugini. D’Alessandro sulla corsia sinistra andava via una volta sì e l’altra pure; stesso discorso per Ciciretti, che dal lato opposto costringeva Belmonte a leggergli la targa. Il progetto tattico di Baroni, con gli esterni a proporsi e sovrapporsi in un continuo interscambio, stava andando a buon fine. Poi qualcosa si è rotto, in un frangente quell’interscambio è stato troppo superficiale ed ecco la frittata. Di Chiara lascia scoperta la sua corsia, Zanon ne approfitta e Cerri veste i panni di Gulliver a centro area sovrastando tutti e depositando in rete. 

Da quel momento in poi il Benevento sparisce progressivamente, Cataldi si fa espellere e Ciciretti viene sostituito. La conseguenza è un 4-3-2 che limita l’apporto delle fasce e pregiudica la pericolosità di una squadra fino a quel momento tonica e pimpante. Baroni, davanti a un bivio, preferisce mantenere le due punte e privarsi di un esterno. Una scelta forse volta anche a un limitato dispendio energetico in vista del campionato, ma sicuramente infruttuosa. Il Perugia, complice una superiorità numerica certificata a centrocampo anche dall’adattamento tra i giallorossi di D’Alessandro nel ruolo di interno, gira il coltello nella piaga approfittando della serataccia di Belec. Alcuni giallorossi calano di concentrazione e condizione, di fatto spianando la strada ad Han, Emmanuello e Cerri, autentico mattatore della notte del Vigorito. In tutto questo, Nasca fa la sua parte. L’arbitro non vede una gomitata di Zanon ai danni di D’Alessandro. Anzi, la vede ma la punisce solo col giallo. L’alettone, invece, era spalancato. Un po’ come la porta giallorossa, che a Marassi dovrà essere necessariamente più impermeabile. Tra sette giorni per il Benevento sarà serie A. Che non è più un sogno, ma realtà. Nel senso stretto del termine, dunque va trattata come tale. E giocata come tale.