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Buonalbergo (Bn) – “Mai avrei pensato di trovarmi nel ruolo scomodo del Direttore, nasco come artista e tutto ciò che é il mondo della curatela non mi appartiene. Vivo di colori, di sicurezze effimere, non di un susseguirsi di parole dattilografate su fogli di carta intestati. Non ho mai messo su piazza quelli che sono stati i miei successi o i miei fallimenti, sono sempre stato molto discreto e riservato. Non amo le pressioni e non amo essere al centro dell’attenzione. Amo invece parlare e comunicare con quello che meglio so fare, esprimermi attraverso qualcosa di più profondo e personale. Mettermi a nudo nella maniera più intima che va aldilà delle nudità a cui tutti siamo abituati”. Queste le parole di Michele Spina, artista e direttore della kermesse Slow is Good, aperta fino al 3 maggio presso Palazzo Angelini a Buonalbergo.
 
“Fare arte non é cosa semplice – prosegue Spina-. Ma poi ci si ritrova lì, nel paese dove sei nato e cresciuto e dal paese dove sei dovuto scappare per trasformare quell’idea di sogno in qualcosa di più concreto. Una suoneria rompe il silenzio: ..un gruppo di amici e la voglia di fare e dare un senso a quel poco che ci é rimasto. Bisogna andarsene per poi tornare ed apprezzare e Buonalbergo è la mia casa. “Prendila come un’esperienza” mi sono detto, ed ho accettato! Poter dare un contributo all’organizzazione di un evento prescinde da qualsiasi ruolo si abbia. Ridare lustro al nostro territorio, portare visioni differenti o perlomeno provarci, rimboccarsi le maniche, cooperare, scardinare quel luogo comune dei borghi dove tutto é soltanto pietre e dicerie. Abbiamo bisogno di una luce nuova e questo, dove la natura e la spensieratezza ci cullano, è il luogo ideale per una nuova rinascita culturale. Giovane non è sempre sinonimo di incoscienza, di immaturità, di inesperienza, giovane in slow is good è forza prorompente, e giovani ma con le radici ben salde nel mondo dell’arte contemporanea sono i nomi che ho scelto per il rilancio di Palazzo Angelini.
 
Antonio Pallotta, classe 1982, è architetto ed artista, lavora con l’Interarting coinvolgendo lo spettatore in giochi di colore che affascinano ed incantano, reduce da un progetto presso il Macro Roma, le sue opere sono presenti in diversi musei nazionali. Emanuele Resce, classe 1987, cresciuto nei nostri paesaggi, molla tutto all’età di 18 anni e si trasferisce prima a Berlino e poi si stabilizza a Milano. La sua arte è un indagare lo spazio non spazio, la materia non materia e ricrea luoghi non luoghi fondendo la performance con la Land art e i nuovi media. Maria Luigia Gioffre lavora tra Londra e Milano, il suo lavoro tocca i temi della lentezza e della ripetitività, il suo curriculum, nonostante la giovanissima età, classe 1990, vanta diversi premi internazionali ed é stata inserita dalla rivista Exibart tra i 222 artisti su cui investire nel 2019. Roberta Feoli, classe 1987, nata a Benevento, è docente della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Nella sua ricerca personaggi delle leggende messicane si incrociano con l’oro ed il decoro delle Janare. Ha esposto in diverse parti del mondo, dal Cile al Giappone passando per l’America. Vincenzo d’Argenio, artista, giornalista pubblicista e contributor per la rivista Exibart nasce come writer, sperimentando successivamente la fotografia, il video e le tecniche digitali. Nel 2013 è stato Finalista allo Stancil art Price di Sidney e di recente è stato inserito nel cartellone di Art CITY in occasione di Arte fiera 2019″.
 
“Giovani, del nostro territorio, amici, ma soprattutto validi artisti che come me si sono fatti carico del fardello di un sogno e sono partiti alla ricerca di una strada da percorrere, lasciando tracce indelebili in questo labirinto caotico dove in molti si improvvisano artisti e dove in pochi riescono ad emergere. Forse sbaglierò in qualcosa, forse inciamperò, forse creerò qualche malcontento ma soltanto chi non si mette alla prova, non sbaglia! Si è vero, dalle terrazze di Palazzo Angelini avrei voluto vedere il mare… ma ho visto la luce di una nuova alba in un gruppo di ragazzi”.