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Le scarpe appese al chiodo e il fischietto in bocca. Daniele Buzzegoli ha smesso con il calcio giocato per iniziare una nuova carriera da allenatore. Adesso guida il San Donato Tavarnelle, impelagato nella zona play out del girone A di serie C. Ironia della sorte, la squadra fiorentina si trova in una situazione molto simile a quella del Benevento, domenica impegnato al Del Duca contro l’Ascoli per un’altra delicata sfida-salvezza. L’ex regista ha vestito entrambe le maglie in rapida successione, passando dall’estasi per la storica promozione in A della Strega ottenuta da protagonista (29 presenze e tre reti nella stagione 2016/17) alla salvezza al termine di un sofferto play out contro la Virtus Entella con i marchigiani (37 presenze e tre reti nella stagione 2017/18). Ricordi ormai legati a un’altra vita, ma nonostante tutto ancora freschi nella mente e nel cuore del trentanovenne toscano. 
Come ci si sente nelle vesti di allenatore?
“E’ un lavoro duro, pieno di sacrifici. Quando giocavo ho sempre pensato che avrei dovuto provarci, una volta dato l’addio, per capire se fossi in grado di guidare una squadra dalla panchina. Il San Donato mi ha dato una grande opportunità e sono qui per giocarmela”. 
La B si sta confermando un campionato avvincente, riesci a tenerti aggiornato?
“Si tratta del torneo più appassionante ed equilibrato, faccio di tutto per informarmi e vedere partite. Quando non giochiamo in contemporanea non manco mai all’appuntamento con Diretta Gol. E devo dire che è sempre un susseguirsi di emozioni…”
A Benevento però quest’anno di gioie se ne sono viste poche, ti sei fatto un’idea su cosa sta succedendo?
“La stagione è nata male, nel calcio può accadere. In questi casi bisogna stringere i denti e salvare il salvabile. Due cambi di allenatore testimoniano che qualcosa è andato storto, poi se a questo aggiungiamo i problemi di condizione il quadro è completo”. 
Ad Ascoli vivesti una stagione sofferta proprio come quella attuale della Strega.
“Sì, in un certo senso le due annate sono paragonabili. Dopo poche giornate Favilli si ruppe il crociato complicando i piani tecnici. La società aveva investito tanto su di lui, la squadra era stata costruita per fargli fare gol. Fu un’autentica mazzata”. 
Come ne usciste?
“L’unico modo per venirne fuori è puntare sul lavoro e sulla coesione nello spogliatoio, non ci sono altre vie d’uscita. La cosa più complessa non è tanto l’allenamento ma quanto affrontare l’impegno ufficiale: il sabato ti trovi di fronte squadre che hanno più fiducia di te, ostacoli pericolosi nonostante una caratura tecnica magari inferiore. Sei lì a combattere contro due avversari, perché il primo è l’insieme delle tue paure”. 
Ci sono ancora margini di ripresa?
“Credo di sì ma la B è un campionato che corre veloce, non ti concede molto tempo per risollevarti. Sembra che il percorso sia lungo ma è solo un’illusione. Lo dico soprattutto pensando a quest’anno, dal momento che il livello si è alzato molto. Stanno zoppicando anche rose importanti, il Benevento è una di queste ma penso anche al Como o allo stesso Ascoli”.
I bianconeri però sembrano in ripresa, c’è da fidarsi?
“Breda ha portato una ventata di freschezza conquistando 6 punti in due partite. Sono bastate due vittorie per produrre un piccolo allungo sulla zona salvezza. E’ un discorso che può valere per tutte, anche per il Benevento, ma come dicevo è un’impresa trovare continuità in un contesto così equilibrato- Anche l’ultima in classifica ha le armi per vincere con chiunque”. 
La Strega contro il Brescia non è stata brillante ma è tornata al successo, è vero che contano solo i punti?
“Ti salvi grazie a quelli, ma è chiaro che meglio giochi e più possibilità hai. Il Benevento aveva un bisogno vitale di vncere dopo un periodo tremendo. Aver conquistato tre punti al Vigorito può aver dato la scossa, o almeno me lo auguro. Certo, toccherà al campo dire l’ultima parola e sarà fondamentale gestire soprattutto l’attacco. I nomi ci sono, ma troppi giocatori sono fermi ai box e ne avranno per molto. Servirà trovare soluzioni alternative lì davanti per fare gol”. 
Che ruolo giocheranno i tifosi in questo finale così carico di tensione?
“Un ruolo importante, ma il primo passo deve farlo sempre la squadra. Il tifoso va conquistato, vuole innanzitutto riconoscersi in qualcosa che sia simile a lui. In una squadra che mostra attaccamento e voglia di non mollare mai. Se si crea la giusta simbiosi il pubblico si surriscalda, soprattutto in piazze come quella di Benevento. Conosco il calore dei tifosi giallorossi, porto nel cuore tutto l’affetto che mi hanno sempre dimostrato e li ringrazio ancora. Sono certo che non lasceranno da sola la squadra in un momento così difficile”. 

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