Sant’Angelo a Cupolo (Bn) – È partita da pochi giorni una duplice azione dell’Amministrazione comunale: la prima volta a sensibilizzare i proprietari di cani ad corretta gestione degli stessi negli spazi pubblici ed un’altra con l’obiettivo di arginare il fenomeno del randagismo, che da anni interessa l’intero territorio comunale. Obiettivi dichiarati, quelli di salvaguardare l’incolumità dei cittadini nonché il decoro urbano. A poco più di un anno di gestione amministrativa, i neo amministratori hanno dovuto più volte far ricorso al pugno duro, per garantire le condizioni di igiene e di sicurezza minima. Le misure fin qui adottate, alla luce delle quotidiane lamentele dei cittadini, non sono state sufficienti a dare risposte risolutive, pertanto si è deciso di richiamare con apposita ordinanza quali sono i comportamenti minimi da adottare per una corretta custodia degli animali: dall’utilizzo del guinzaglio, alla museruola, alla raccolta delle deiezioni.
“Non accetteremo più questa situazione di disagio generale – commenta il vicesindaco Tornusciolo – legata alla presenza sia di cani randagi, ma purtroppo anche di cani padronali, liberi di circolare incustoditi. L’ordinanza ha il preciso scopo di responsabilizzare i proprietari e detentori, affinché assumano comportamenti atti ad evitare situazioni di pericolo per persone ed animali stessi, nonché assicurarsi di lasciare puliti gli spazi utilizzati. Abbiamo predisposto un piano di controllo con verifiche settimanali su tutto il territorio comunale e, nostro malgrado, saranno adottate misure sanzionatorie per i trasgressori. Non riteniamo possibile tollerare comportamenti irresponsabili, viste le continue aggressioni che si sono registrate negli spazi privati e pubblici, anche a danno di bambini.
Per quanto riguarda i cani randagi, intensificheremo l’attività di affidamento al canile convenzionato, con la speranza che le persone più sensibili e che professano “amore incondizionato” per i nostri amici a quattro zampe, si adoperino per adottarli e soprattutto custodirli con le dovute attenzioni e cure. Riteniamo che l’idea del cosiddetto “cane di quartiere” sia fallimentare, perché non garantirebbe all’animale le dovute attenzioni in termini di custodia e di cura ed inoltre, nel caso in cui si determinino danni a persone o cose, escluderebbe ogni responsabilità di custodia a carico di chi si limita ad un’amorevole attenzione materiale”.