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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma di Gabriele Corona, del movimento “Altra Benevento è possibile”. La stessa ha come oggetto: “Piazza Santa Maria, la Soprintendenza autorizza l’ampliamento dello scavo all’angolo con vico San Gennaro, ma non vuole indagare in profondità a lato del pavimento in mosaico dov’era, secondo gli storici, il Tempio di Iside. Esposto di AltraBenevento al Ministero“.

La nota – La Soprintendenza Archeologica ha comunicato all’Ufficio PICS del Comune di Benevento che deve essere ampliata l’area dello scavo archeologico in corso in piazza Santa Maria, angolo con vico San Gennaro, relativo al progetto “I cammini della storia: la cittàdei romani” perché sono emerse importanti preesistenze.

Si tratta di pozzi ed ambienti termali che si estendono oltre l’area transennata che, pertanto, rendono necessari ulteriori sondaggi sulla viabilità pubblica.

In questo caso lo scavo preventivo è eseguito dalla ditta Mastio Restauro, appositamente incaricata dal Comune perché la ditta appaltatrice dei lavori di ripavimentazione delle stradine verso il Teatro Romano non ha i requisiti (categoria SOA- OS 25) per “Scavi Archeologici” .

Invece per l’altra area archeologica venuta alla luce nella stessa piazza a seguito dei lavori per la realizzazione del Front Office Turistico, le decisioni del Comune di Benevento e della Soprintendenza sono state completamente diverse: scavo in assistenza (non preventivo) affidato alla stessa ditta appaltatrice dell’opera che però non ha i requisiti OS25 e nessun ampliamento dell’area di sondaggio, neppure per pochi metri sotto la viabilità pubblica a fianco al pavimento in mosaico ritrovato a fine aprile sull’area dove secondo gli storici, erano la chiesa di Santo Stefano e il Tempio di Iside.

Le decisioni contraddittorie della Soprintendenza sono state oggetto di una diffida di Altra Benevento, senza risposta, che sarà domani inviata con apposito esposto al Ministero dei Beni Culturali e sottoposta anche all’attenzione delle opposizioni consiliari a Palazzo Mosti che dopo le incerte posizioni iniziali sulla opportunità degli scavi archeologici in quella piazza, mostrano adesso maggiore attenzione alla importanza storica dei reperti da salvaguardare.

Sarebbe utile che gli stessi consiglieri utilizzando i poteri che derivano dalla loro carica, acquisiscano informazioni precise con accesso agli atti, piuttosto che limitarsi alle notizie generiche apprese nelle dispendiose e inutili commissioni consiliari.

Potrebbero ad esempio accertare chi e perché ha deciso di non eseguire lo scavo preventivo disposto dalla Soprintendenza e di non utilizzare sistemi di georadar; qual è l’atto del 26 aprile con il quale si prevedeva di scavare solo per una profondità di 20 (venti) centimetri sotto l’asfalto; chi e con quali motivazioni ha deciso di firmare comunque il contratto con la ditta per il Front Office che adesso potrebbe avanzare richiesta di risarcimento dei danni: cosa è scritto negli “Ordini di servizio” impartiti alla ditta che ha eseguito i lavori senza titolo; chi ha disposto di estendere fino ad oltre due metri lo scavo solo nell’area delle tombe; perché non è stato eseguito l’ordine di servizio del 28 aprile che prevedeva uno scavo in profondità a lato del pavimento in mosaico.

Siamo convinti che non appena i consiglieri avranno acquisito questi documenti, superando con decisione le ritrosie del dirigente responsabile, sarà possibile avere un quadro molto più chiaro della situazione e magari concordare con tutti i soggetti interessati, le iniziative davvero utili ad impedire la realizzazione del ridicolo ed inutile Info Point, continuare gli scavi e creare il parco archeologico delle terme e del foro romano.