A volte il destino è davvero capace di essere beffardo. Quando sei avviato ad una nuova e radiosa carriera (in panchina) è li in agguato per portarti via in maniera brutale. Esattamente undici anni fa Carmelo Imbriani lasciava questa vita terrena, ma il suo ricordo è più vivo che mai, da Bolzano a Catania. Il calcio, a volte troppo, è per sua natura qualcosa di divisivo. O sei Guelfo o sei Ghibellino. Il campanile prima di tutto in nome del dio pallone, ma per Carmelo non è stato così. Lui era speciale e l’intero mondo della sfera che rotola fu capace di unirsi mostrando la sua maglia numero 7 al grido di ‘Imbriani non mollare’, senza alcuna distinzione di fede e mettendo da parte ogni rivalità. Perché? Perché Carmelo era amore per il calcio allo stato puro, sempre con il garbo di un gentleman, pronto e disponibile con chiunque abbia incontrato nella sua lunga carriera chiusa in maglia giallorossa per diventare allenatore del Benevento nel 2011 dopo l’esonero di mister Simonelli.
Ma un destino crudele, purtroppo, era in agguato costringendolo a lasciare la guida della Strega nel ritiro del 2012 quando accusò le prime avvisaglie del male che lo avrebbe portato via solo pochi mesi più tardi. Difficile dimenticare quella sera del febbraio 2013 in uno stadio ‘Ciro Vigorito’ affranto dal dolore, con la bara di Carmelo posizionata sotto la Curva Sud. A distanza di undici anni ‘Carmelo vive con noi’ non è solo un coro, è l’esatta percezione di quello che ha saputo lasciare ai posteri un uomo, uno sportivo, un esempio per tanti giovani e non solo. Ciao Carmelo, ovunque tu sia manchi tanto a questo calcio.
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