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Cittadella – Si torna in campo. Il Cittadella dopo appena quattro giorni, il Benevento dieci giorni dopo l’ultima apparizione sul campo del Brescia. Un lasso di tempo che potrebbe fare la differenza nei play off, considerando i tanti impegni ravvicinati. E’ il vantaggio di aver chiuso la stagione al terzo posto, saltando così il turno eliminatorio. Mentre i giallorossi hanno potuto preparare in tranquillità il doppio confronto della semifinale, i granata sono dovuti passare per il match di La Spezia, centrando la qualificazione grazie alla doppietta messa a segno da Moncini.

«Ce la portiamo dietro, così come diversi acciacchi, che hanno un loro peso in vista delle semifinali. Però, a La Spezia, si è visto ancora una volta che questo gruppo ha un grande cuore, quello che ha consentito di passare sopra anche alla fatica. Quello che servirà anche domani sera. Se devo indicare cosa mi è piaciuto di più di quella vittoria dico proprio questo spirito, che ci ha consentito di scrivere una bellissima pagina della storia del Cittadella».

Sono le parole del direttore generale Stefano Marchetti, pronunciate a Il Mattino di Padova. Il dirigente del Cittadella ha indicato ai ragazzi di Roberto Venturato la rotta da seguire: «In queste ultime sedute è importante soprattutto la testa, più ancora delle gambe. Sono allenamenti di recupero delle energie ma in cui conta aver chiaro quello che si deve fare. E io credo di avere con me uno staff di prim’ordine che ha sempre lavorato molto bene e che lo farà anche stavolta».

Di contro un avversario che evoca brutti ricordi. Nei tre confronti stagionali, infatti, il Cittadella non è mai riuscito a battere il Benevento, venendo puntualmente sconfitto per una rete a zero. «Ogni partita ha la sua storia. Ci sono squadre che magari puoi soffrire più di altre, ma i play off sono un torneo diverso: contano la tensione, la condizione fisica, gli infortuni e lo spirito con cui ti presenti in campo», ha concluso Marchetti, «noi arriviamo a queste semifinali sapendo di giocarci qualcosa di storico, ma anche con la consapevolezza che abbiamo le qualità per poter dire la nostra».