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Volto noto della movida beneventana, storico commerciante dell’enoteca ‘Frittole‘, in pieno centro storico, Giuseppe Mignone ha maturato nel tempo un’incrollabile fede a tinte giallorosse. Il calcio ha sempre occupato un ruolo di rilievo nella sua vita, portandolo a calcare da calciatore tanti campi della provincia, ma la Strega ha sempre rappresentato qualcosa di speciale. Tifoso del Benevento, Peppe (per gli amici) ha seguito la squadra anche nella trasferta di Cittadella che, di fatto, ha sancito il ritorno in serie C dei sanniti dopo sette anni di saliscendi tra B e A.

Siamo arrivati allo stadio un quarto d’ora prima del fischio di inizio, nel settore si respirava un’aria da ultima chance, ma anche di rassegnazione“, racconta Peppe, “ogni vero tifoso, in cuor suo, sperava che le cose potessero cambiare, ma il dato era ormai tratto. Abbiamo vissuto un momento di enfasi dopo il gol del vantaggio, poi però abbiamo prestato il fianco il Cittadella e tutti abbiamo visto come sia andata“.

Una sconfitta amara, l’ennesima di una stagione maledetta. Solo la matematica tiene in ‘vita’ il Benevento, costretto a incassare una retrocessione che ha radici nel passato. “A mio avviso parte tutto dalla progettazione iniziale. Quando falliscono gli obiettivi serve un’aria di cambiamento e il presidente Vigorito lo sapeva. In questi anni ci ha permesso di vivere grandi soddisfazioni, ma anche grandi delusioni. Il presidente è paragonabile a una donna, la ami a prescindere anche se ti tradisce o ti delude. C’era bisogno, invece, di un rinnovamento, a partire dall’allenatore per poi passare a qualche senatore che accusava una ‘stanchezza mentale’. Ci sta, dopo cinque, sei anni, che i vari Improta e Letizia avessero bisogno di stimoli nuovi“.

Eppure il tempo non è mancato per porre rimedio: “Ero convinto che con Cannavaro potessero cambiare tantissime cose. Mi sarei aspettato, a gennaio, acquisti di spessore. Ci siamo privati, invece, di due giocatori (Forte e Masciangelo ndr) che potevano dare una mano, sostituendoli con due schiappe (Pettinari e Jureskin ndr)”.

Sabato andrà in scena l’ultimo atto casalingo della stagione. Al ‘Ciro Vigorito‘ arriverà il Modena, in una gara che per il Benevento vorrebbe dire tornare ufficialmente in terza serie. L’amarezza più grande per il popolo giallorosso che inizia a interrogarsi sul proprio futuro calcistico. “Mi aspetto di vedere lo stesso stadio delle ultime sei partite, vale a dire due, tremila persone al massimo, tra cui il sottoscritto. Gli stessi che ci saranno anche in futuro, ulteriori spettatori saranno la logica conseguenza dei risultati, come avviene in tutte le piazze“, prosegue Peppe, commentando poi le parole di Oreste Vigorito, “mi aspetto che non lasci, il presidente si è sempre dimostrato tale, tra croci e delizie. La nave non si abbandona quando sta per affondare, ma solo dopo averla condotta in un porto sicuro“. 

A pesare potrebbe essere l’episodio che ha visto protagonista l’autobus societario, rimasto coinvolto in un agguato al momento del rientro da Cittadella. “Un episodio deplorevole, non ci sono altre parole“, conclude Peppe che ha vissuto la trasferta in Veneto con un altro volto noto a Benevento, il trombettista e direttore artistico del festival Riverberi, Luca Aquino, “purtroppo questi comportamenti sono frutto di un disagio sociale che certe persone vivono nel quotidiano. Anche io ero deluso e scontento, meglio, però, andare a cena con i propri cugini e ritirarsi, perché il calcio deve rappresentare altro“.