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Nunzia De Girolamo nel bel mezzo di una tempesta mediatica dopo aver ospitato ad ‘Avanti Popolo’ su Rai 3 la giovane vittima di uno stupro di gruppo a Palermo. Oltre alle problematiche derivanti da un basso share (l’ultima puntata è scesa al di sotto del 2%) e la conseguente possibilità di una chiusura anticipata, la conduttrice sannita deve anche far fronte a numerose critiche provenienti da membri delle istituzioni, critici, giornalisti e spettatori. 
In sua difesa, De Girolamo – intervenuta nel pomeriggio di oggi a mezzo social – ha sottolineato di aver incontrato la giovane prima dell’intervista in diretta e di aver concordato ogni passaggio con lei. “Avete sbagliato bersaglio – ha scritto – siamo tutte dalla stessa parte. Con Asia ho condiviso pensieri, emozioni, dolori, sorrisi e paure. Mi ha raccontato la sua difficile vita, che comprendeva abusi, mancanze, sfortune, violenze e fragilità, ma anche la sua forza nel non arrendersi. Molte cose sono rimaste nella nostra conversazione, che non avrei mai reso pubbliche anche se me lo avesse chiesto”.
Dopo l’intervista, Asia ha ricevuto un grande sostegno, proposte di lavoro e ospitalità, e i suoi canali social hanno preso una direzione positiva. E De Girolamo si è detta soddisfatta di aver adempiuto al suo dovere di donna e di essere umano, mantenendo ancora dei contatti con Asia per cercare di aiutarla ulteriormente.
Si è dichiarata invece sorpresa da un “maschilismo latente che induce alcune donne a dire ad una vittima di non parlare, di non metterci la faccia e addirittura di nascondersi. Come se Asia si dovesse vergognare nonostante sia vittima. Come si può giudicare la volontà di liberarsi, anche pubblicamente, di un peso enorme?”.
Nei giorni scorsi, infatti, la conduttrice è stata segnalata all’Ordine dei Giornalisti del Lazio ed è stata raggiunta da una lettera firmata da 300 persone, tra cui giornalisti, attivisti e scrittori, che le rimproverano la gestione dell’intervista alla giovane. “La ragazza è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria, dal momento in cui è stata costretta ad ascoltare sia le intercettazioni degli stupratori, sia l’agguerrita vox populi dei social, riprodotta graficamente sugli schermi dello studio che, analizzati arbitrariamente e morbosamente i vestiti, i comportamenti e gli atteggiamenti della giovane, ne ha sancito la colpevolezza”, si legge nella missiva che punta il dito contro servizio pubblico che declina la violenza di genere a tema da salotto e perfino a opinione, “ignorando le policy di genere approvate anche dallo stesso Cda Rai, oltre che le linee guida del ‘Manifesto di Venezia’ e del contratto giornalistico, nonché le voci di associazioni, movimenti e sopravvissute”.
Inoltre, dal canto suo, la conduttrice ha sollevato la questione di come nessuno abbia mostrato preoccupazione o si sia attivato per creare “gruppi di intellettuali a sostegno di questa ragazza quando aveva trasmesso in diretta minacciando di farsi del male” aggiunge. “Siamo al solito pregiudizio di donne che odiano le donne? Che parlano dal comodo salotto di casa senza conoscere Asia né essere mai state a Palermo? Ed è questo il modo di difendere le donne, facendo dilagare altra cultura di odio e violenza?”. 
Infine, ha espresso il suo dispiacere nel constatare che si sta “spostando il bersaglio, dimenticando che – conclude – il vero nemico da abbattere è lo stupratore e la cultura ancora maschilista di questo paese. Contro questo, le donne, noi donne, dovremmo essere unite… sempre”.