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Benevento – Una punta di amarezza e un pizzico di sconforto, ma anche la voglia di guardare al futuro con un certo ottimismo, nonostante tutto. L’assessore alla cultura del Comune di Benevento, Rossella Del Prete, ha partecipato in maniera interessata all’incontro indetto nel pomeriggio dall’associazione “Amici dei Musei e dei Beni Culturali”. Nell’occasione il presidente Francesco Bove ha tracciato il bilancio sulla condizione delle strutture museali beneventane, rivolgendo particolare attenzione al Museo del Sannio.

Al termine del confronto abbiamo chiesto alla Del Prete, che oltre a ricoprire una carica istituzionale è anche docente e ricercatrice di storia economica, la sua opinione sulle varie problematiche e le idee per un rilancio dell’intero settore: “Purtroppo non sono nuova a questi temi, ho sempre denunciato le carenze gestionali che coinvolgono il Museo del Sannio e gli altri poli museali della provincia”, esordisce l’assessore. “I musei hanno bisogno di persone specializzate nei posti di comando, e non mi riferisco al semplice archeologo ma a una o più figure di riferimento. Per il Museo del Sannio, ad esempio, avevo proposto la nomina di un comitato scientifico interdisciplinare, al cui interno avevo in mente di porre tre ruoli principali: un esperto di archeologia, un esperto di numismatica e un esperto di archivistica per valorizzare tutto il patrimonio di cui dispone la nostra città”.

A queste, secondo la Del Prete, andrebbero aggiunte altre professionalità non meno importanti: “Vista l’epoca in cui viviamo sarebbe essenziale per un rilancio anche un esperto di marketing e comunicazione che si occupi della governance e della gestione dell’attività museale e di un esperto di didattica museale, perché i bambini che entrano in un museo devono essere accolti con il loro linguaggio e con un registro comunicativo che sia idoneo. Stiamo parlando di più figure specializzate perché se non si capisce che il patrimonio culturale della città e della provincia deve essere gestito in questo modo, è difficile andare lontano. Se vogliamo attirare turismo culturale bisogna curare ogni dettaglio”. 

A questo punto la domanda sorge spontanea. Visto l’immenso patrimonio a disposizione, vista l’attrattività di Benevento e vista la competenze di tanti studiosi sanniti, perché non si riesce a imitare uno dei tanti modelli organizzativi vincenti nell’Italia settentrionale? La Del Prete espone il suo pensiero senza mezzi termini: “Ci sono miei colleghi a Milano, Padova e Venezia, per citarne tre, che vengono rispettati per le competenze che hanno in materia di patrimonio culturale e vengono riconosciuti come punti di riferimento. Questo accade perché le figure che sono al vertice delle varie istituzioni in quei luoghi, come l’Archivio di Stato o il Museo, recepiscono dei messaggi, riescono a veicolarli e a gratificare un certo tipo di lavoro. Qui l’importanza di certe competenze non si capisce, non c’è dialogo e non ce n’è mai stato anche perché nei posti strategici non ci sono le persone adatte”.

Tutto qui? Non esattamente. “Mi lasci dire un’ultima cosa – conclude la Del Preteperché ho un’altra grandissima preoccupazione. Temo sempre che il volontariato culturale, pur avendo un grande valore che riconosco in termini di partecipazione dal basso, tenda a occupare potenziali posti di lavoro e dunque non favorisca una domanda in tal senso. Perché se c’è qualcuno che fa una cosa da volontario, il lavoro svanisce e dunque l’occupazione latita. E’ un altro aspetto che merita una riflessione approfondita”.