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La sua ultima volta al Ciro Vigorito risaliva al 26 dicembre scorso, giorno della tremenda sconfitta con il Perugia. Antonio Di Nardo ha rotto il digiuno in occasione di un’altra festività. Il Primo Maggio era in tribuna ad assistere al 2-2 contro il Parma. Cinque mesi dopo, il Benevento è sprofondato ancora più in basso: “Il primo tempo è stato lo specchio di un’annata molto particolare. Si è visto un approccio fragile, poi la squadra è stata brava a reagire nella ripresa”, dice l’ex attaccante giallorosso (91 presenze e 27 gol tra il 2002 e il 2005). 
Qual è il problema principale di questo Benevento?
“Ho la sensazione che alcuni calciatori si sentano talmente forti da non percepire la gravità di questa situazione. La società ha fatto investimenti importanti, sinceramente trovo ingiustificabili alcune prestazioni individuali e certi blackout. A inizio gara, poi, quando dovresti essere a maggior ragione più concentrato”. 
Quindi è una questione più mentale che tecnica?
“Parliamoci chiaro, i giocatori non sono scarsi, è un discorso di applicazione. Il Benevento ha una rosa che non può arrivare ultima in questo campionato, in cui il livello tecnico è molto basso”
La B dunque a tuo avviso è addirittura peggiorata?
“Non è la serie B di cinque o sei anni fa. Non voglio neanche arrivare a dieci, perché rischio di risultare presuntuoso. Vedo in campo giocatori che ai miei tempi non sarebbero stati chiamati neppure a fare il riscaldamento. E poi ci sono dei risultati che parlano chiaro”. 
A cosa ti riferisci?
“Prendiamo il Perugia. Era partito malissimo, buttando via le prime 15 partite. Tutti lo consideravano retrocesso, ora è davanti al Benevento, seppur in difficoltà. Oppure il Brescia e il Venezia, che con un filotto di risultati sono riuscite a tirarsi su. Se il Benevento non ci è riuscito, vuol dire che c’è proprio un problema alla base”.
In panchina si sono alternati quattro allenatori, un dato che parla chiaro.
“E’ qualcosa che solitamente coincide con la retrocessione, che infatti è a un passo. Ora servono tre vittorie per sperare nei play out, ma il Benevento ne ha ottenuta solo una in tutto il girone di ritorno. Direi che stiamo parlando di un miracolo. Poi, per carità, il calcio è bello anche perché sa sempre stupire”.
Da ex ‘storico’, che ha conservato un legame forte con la piazza, quanto ti senti deluso?
“Tanto, perché il Benevento è una squadra che porto nel cuore. Si vede chiaramente che i giocatori non hanno fatto gruppo, alcuni di loro anche contro il Parma si sono nascosti, non si sono assunti responsabilità. Servirebbero più giocatori come Schiattarella, uno vecchio stampo, che sente il sangue ribollire nelle vene. Non vedo questo spirito in altri, non vedo la giusta fame”.
La società avrebbe potuto fare di più?
“Non ho condiviso la scelta di non prendere nessuno al posto di Pasquale Foggia. Quello del direttore sportivo è un ruolo importante, serve sempre una figura che faccia da collante tra squadra e società. Ma al di là di questo è evidente che le colpe siano di tutti, se si retrocederà sarà dura risalire”.
Come immagini il Benevento del futuro?
“Credo che Vigorito sarà motivato a tornare subito in B, è un uomo ambizioso che dalle sconfitte ha sempre saputo ripartire rialzando la testa. Non lo conosco personalmente ma ha l’aria di uno che non andrebbe mai via da perdente”.
E il futuro di Antonio Di Nardo come si prevede?
“Dopo le esperienze da allenatore nei settori giovanili sto girando tanto, vedo partite e mi aggiorno. Anche io sono in attesa di una nuova avventura che mi dia gli stimoli giusti”.

L’ex esterno giallorosso Zito: “Un Benevento disastroso, i giocatori andavano gestiti meglio”