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Morcone (Bn) – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Pasquale Maglione, deputato e portavoce del Movimento Cinque Stelle.

Era del 31 luglio la notizia del sequestro, da parte del GIP Leonardo Camerlengo, dell’area relativa al parco eolico realizzato a Morcone presso la località Montagna-Fasana. Un sequestro frutto degli accertamenti e sopralluoghi condotti dall’ARPAC di Benevento, unitamente all’ISPRA, che attestavano il deterioramento dei luoghi interessati dal suddetto parco. Infatti lo stesso, stando alle rilevanze tecniche di ARPAC e ISPRA, ricadrebbe all’interno di un sito protetto, area Natura 2000 – SIC, e gli interventi per realizzarlo avrebbero compromesso lo stato di conservazione, senza possibilità di ripristino della situazione ambientale iniziale.

La notizia del sequestro, quindi, aveva ridato una speranza ai comitati e ai cittadini che da anni si stanno battendo per contrastare l’aggressione territoriale e ambientale che la Regione Campania sta perpetrando nei confronti delle aree interne sannite ed irpine e, nel caso specifico, della zona del Tammaro.

E’ invece degli scorsi giorni la notizia del dissequestro, disposto dalla dott.ssa Maria Ilaria Romano: un vero e proprio fulmine a ciel sereno per coloro i quali pensavano che finalmente fosse arrivata la giusta attenzione da parte della magistratura su quello che stava accadendo sulle montagne di Morcone e delle aree limitrofe. Lo stupore del dissequestro è legato anche alle motivazioni con cui si procede in tal senso. Stando alle informazioni riportare mezzo stampa, la scelta di liberare l’area da vincoli giudiziari sarebbe motivata dalla documentazione presentata dalla EON, proprietaria del parco, secondo la quale il l’attività delle torri non potrebbe aggravare e protrarre la prosecuzione dei reati che, stando alle motivazioni del sequestro, sarebbero stati commessi.

Nella pur legittima espressione della magistratura che nel tecnicismo delle norme e dei codici affonda le sue decisioni è doveroso sottolineare che, stando alle motivazioni del sequestro e del dissequestro, il dato incontrovertibile è che si è preso coscienza della gravità dell’aggressione che ha subito il territorio dell’area del Tammaro. Una aggressione figlia dell’incapacità dell’organo regionale di riuscire a munirsi di uno strumento di pianificazione energetica operativo che possa disinnescare i cortocircuiti che stanno determinando la devastazione paesaggistica delle aree interne.

Personalmente, confido nell’operato della magistratura e sono convinto che il suo percorso di approfondimento del caso in oggetto porterà alla definizione delle specifiche responsabilità a cui, spero, vengano inflitte le dovute pene. Lo studio dell’ARPAC e dell’ISPRA, vista la loro terzietà, non dovrà per nessuna ragione finire nel dimenticatoio e con esso la definizione delle responsabilità“.