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Benevento – Dolori alla schiena che celavano un male ben più grave. Eppure, denunciano la figlia e la sorella della donna: “Nessun medico per un anno ha capito che si trattava di un cancro alla mammella”. La drammatica storia di malasanità vede a suo malgrado protagonista una pensionata 61 enne, (la chiameremo Maria, un nome di fantasia, per tutelare la sua privacy) vittima di una vicenda che se accertata dalla magistratura evidenzierà una serie di clamorosi errori medici.
La storia si percorrere a ritroso ed attraversa una serie di date. Partiamo dall’ultima: il consulto con uno psichiatra come consigliato dai medici del Rummo. La famiglia contatta Giuseppe De Lorenzo che non evidenza problemi a livello psicologico ma consiglia a Maria una risonanza magnetica da cui emerge la terribile malattia.
Dopo l’esame, infatti, si scopre che alla base di quei dolori lancinanti c’era: “Tumore alla mammella con metastasi ossea”. Maria inizia dei cicli di chemioterapia e la famiglia presenta una denuncia alla Procura della Repubblica mentre la direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera ha inviato un’indagine interna per approfondire il caso.
“Chiediamo il trionfo della verità” tuona De Lorenzo “non ci interessa accusare nessuno, tutto si poteva risolvere se la direzione del Rummo avesse ammesso l’errore invece che mentire sui fatti. Le colpe maggiori a questo punto vanno date alla dirigenza dell’Ospedale Rummo che forse inizialmente aveva anche meno colpe, se fossimo in un paese civile il Presidente De Luca alfiere della sanità, dovrebbe rimuoverla”.

Il calvario inizia nel 2016.
“La paziente nel 2016 nota dei noduli alla mammella, da sottolineare che la signora ha sempre seguito fedelmente quelli che dovrebbero essere il protocollo di prevenzione che le donne dovrebbero fare.  Il 21 gennaio 2016 avvertendo questi noduli pratica una mammografia presso l’Ospedale Fatebenefratelli il senologo dopo averla visitata parla di un banale addensamento ghiandolare non patologico da controllare a distanza di sei mesi Il 9 luglio Maria ripete la mammografia il 21 luglio dopo 10 giorni viene vista dal senologo del Fatebenefratelli stessa diagnosi stessa durata di controllo non tenendo presente che queste analisi evidenziavano già il tumore.

Maria fa un altro controllo all’ospedale Fatebenefratelli 31 marzo 2017 stessa diagnosi: addensamento ghiandolare processo invariato rispetto al precedente controllo rinviato a sei mesi con mammografia. Dopodiché inizia a sentire dolori lancinanti alla colonna vertebrale, il 17 maggio si reca da un ortopedico il quale senza fare nessuna indagine di approfondimento consiglia delle infiltrazioni con cadenza settimanale.
La signora compra le fiale in farmacia tra l’altro molto costose paga ogni infiltrazione, ma continua ad avvertire dolore è dopo le la terapia comunica al medico di stare male ma viene rassicurata, le viene detto che l’effetto si sarebbe visto in seguito e che ad ottobre avrebbe ripetuto la terapia.
A metà luglio le infiltrazioni non sortiscono effetto, la notte del 22 luglio alle due di notte la signora viene portata al Pronto Soccorso del Rummo a causa dei violenti dolori. Le fanno degli antidolorifici e la mattina seguente vista da un ortopedico il quale sospetta che la signora abbia un’ernia ma non si preoccupa di fare un’indagine.  Siamo al 23 luglio alla donna viene segnata una cura per l’artrosi.
Il dolore alla schiena era stato però acuito dalle manovre dell’ortopedico del pronto soccorso il quale sentendola urlare e sofferente dal momento che senza che lui lo sapesse aveva già una vertebra lesionata dal tumore, chiede una consulenza al reparto di psichiatria.  La famiglia rifiuta la consulenza e la domenica al 23 luglio mi telefona per un incontro. Così dopo aver ascoltato la storia ho consigliato la risonanza magnetica ritenendola psichiatricamente sana.

I familiari si recano ad un centro diagnostico ed il 25 luglio viene fatta la risonanza dalla quale emerge il cancro.
Il 26 luglio i familiari si recano al Rummo dall’ortopedico che le aveva prescritto le infiltrazioni, facendogli notare il grave errore di valutazione. Quest’ultimo si rende conto fa una richiesta all’ospedale di Bologna per ricoverarla in un centro specializzato per i tumori alle ossa, ma questo solo dopo avere in mano la documentazione con la diagnosi. La donna non va a Bologna ma viene ricoverata al Rummo prima nel reparto di ortopedia e poi di oncologia. Ovviamente vengono fatte degli approfondimenti ed è emerso che si tratta di metastasi con partenza dalla mammella.
Il 17 agosto Maria viene dimessa e le viene prescritta una sola compressa al giorno da prendere per un mese: alla domanda dei familiari sul perché di una terapia così vista la gravità della malattia, la risposta: “Vostra madre non ha tanto da vivere”.
La signora ha ora iniziato il terzo ciclo di chemioterapia. “Mi appello al Procuratore della Repubblica- ha concluso De Lorenzo- si accerti la verità ed ascolti la signora”.