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Anche Benevento tra le 19 carceri “bucate” dai droni, per le consegne di droga e telefonini. Una circostanza affermata nell’ordinanza cautelare del gip Luca Della Ragione, sfociata oggi in 31 arresti della squadra mobile di Napoli. La data del sorvolo sarebbe quella del 19 marzo 2022, giusto due anni fa. L’episodio viene contestato a due indagati, Vincenzo Scognamiglio (ritenuto il ‘pilota’ dei droni) e Alessandro Iuliano, destinatari della misura dell’arresto in carcere. L’accusa è di concorso in accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’agevolazione mafiosa.

I due avrebbero introdotto nel penitenziario “telefoni cellulari in numero non meglio precisato”. Agli atti ci sono alcune intercettazioni di conversazioni in automobile. Documenterebbero “la consegna, tramite drone, di telefoni cellulari”. ma anche di tre “panetti di hashish”. Beneficiario delle consegne “un detenuto non individuato”, in tarda serata “dopo la consegna effettuata presso il carcere di Melfi”.

In particolare, “gli indagati discutevano in auto della consegna di telefoni e stupefacente – si legge nell’ordinanza – da effettuarsi presso il carcere di Benevento, mentre erano ancora in procinto di giungere a Melfi, nonché dopo aver effettuato la citata consegna, mentre si dirigevano verso il secondo obiettivo della giornata”. A seguire, Scognamiglio avrebbe parlato al telefono in vivavoce “con un detenuto ristretto presso il carcere di Benevento”. Con il ristretto, avrebbe concordato i dettagli per il sorvolo. Operazione che si sarebbe apprestato “ad effettuare unitamente” a Iuliano. Gli inquirenti della Dda di Napoli non mostrano dubbi. “L’esito positivo della consegna – affermano – emerge dal contenuto della conversazione ambientale” tra i due indagati, quando Scognamiglio “rientrava in auto, al termine delle operazioni di sorvolo”. Per il gip, sussiste il parametro della gravità indiziaria. Oltre ai telefonini, avrebbero detenuto, trasportato e ceduto i panetti di hashish, del peso di 100 grammi ciascuno. Il tutto introdotto nel penitenziario beneventano, per destinarlo “allo spaccio all’interno” dell’istituto di pena.

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