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Il dirigente Giuseppe Finelli lascia il Gianni Loia per andare a ricoprire il medesimo incarico alla Polisportiva Vitulano. Pochi chilometri di distanza ma una categoria di differenza. Una decisione sofferta dopo i tanti anni trascorsi a Tocco Caudio e lo splendido rapporto instaurato con la piazza. Si chiude dunque un’avventura molto intensa. Il direttore, che aveva cucita la maglia biancoazzurra come seconda pelle, ha deciso di interrompere il matrimonio in seguito a una scelta ponderato; Finelli adesso è pronto ad affrontare una nuova sfida con la voglia di continuare a crescere con un progetto che possa valorizzare le sue ambizioni e le sue aspettative.

Un addio che nessuno si aspettava, come è maturata questa decisione?
Diciamo non l’avevo sponsorizzata ma già durante l’anno avevo preso la decisione, comunicandola al presidente, ai collaboratori più stretti, a qualche calciatore e al mister. Nel calcio ci sono dei cicli che hanno un inizio e una fine, credo di aver dato tanto, forse tutto me stesso per questa maglia. Nonostante l’appellativo di direttore che mi è stato dato in questi anni, ho fatto tutto ciò che c’era da fare: dai ruoli dirigenziali fino a tutto ciò che riguardasse la struttura di allenamento e di gara, quindi mi sento a posto con la coscienza.

Tanti anni in questa realtà tra Terza categoria e la promozione in Seconda, passando dai play off persi contro il Cautano. L’anno più bello secondo lei qual è stato ?
Senza dubbio l’anno in cui abbiamo fatto il salto di categoria, ma anche questa stagione la ricordo in particolar modo perché, nonostante fossimo una matricola e soprattutto una squadra a rimborsi zero, abbiamo fatto punti quasi con tutte le squadre, battendo corazzate molte più attrezzate di noi.

Qual è la sua più grande soddisfazione personale, aldilà delle vittorie di squadra?
Non riesco a essere felice se ho qualche soddisfazione personale, per me conta solo e soltanto la vittoria di squadra, perché è solo quella che dà poi la soddisfazione personale. Se avessi voluto essere un protagonista assoluto avrei scelto il tennis come sport.

Se potesse tornare indietro cosa non rifarebbe?
Rifarei tutto perché sono convinto delle mie scelte.

Che cosa le mancherà del Gianni Loia?
Mi mancherà un po’ tutto sinceramente, il mio cuore rimarrà sempre lì. Mi ha dato tanto questa squadra, è stata la mia seconda famiglia. Mi mancherà sicuramente il rapporto con il calciatori come il capitano, con il presidente, con determinati collaboratori. Con il mister siamo molto legati, sarà la mancanza calcistica più pesante.

A mister Geppino Cesare cosa ha detto?
Il rapporto con il mister va oltre il calcio. Calcisticamente ci siamo divisi ma nella vita quotidiana stiamo sempre insieme, ci sentiamo e vediamo tutti i giorni come prima. Con lui ho condiviso veramente tanto, sempre a parlare e a cercare di trovare soluzioni per il Gianni Loia, per noi non c’era altro argomento che la squadra. E’ una persona speciale per me.

Come si è lasciato con la dirigenza del Gianni Loia?
Fuori dal contesto calcistico con la dirigenza stiamo sempre insieme, però ho notato sicuramente un dispiacere generale per le mie scelte ma sono sicuro che tutti sapranno prescindere il gioco del calcio con la vita normale.

Una leggenda narra che a Tocco è difficile fare calcio, secondo lei è vera questa cosa?
Onestamente c’è del vero, perché non ci sono molte persone operative per la causa Gianni Loia. Siamo stati sempre in pochi, però negli ultimi anni si è fatto qualche passo avanti. La speranza è di migliorare sempre più.

In cosa e dove, la società di Tocco Caudio deve migliorare e potenziare le sue risorse?
La società deve potenziare sicuramente l’organico: sia dirigenziale, mettendo ogni singola persona in ogni singolo ruolo, sia come addetti alla struttura, sia come calciatori. Dalla voci che sento quest’anno il presidente sta mettendo a posto tutti questi tasselli, potenziando la dirigenza con l’entrata di nuovi soci che gli consentono di essere più competitivo nella formazione squadra e nel gestire nel migliore dei modi la struttura. Mi auguro che tutto questo si realizzi e che il Gianni Loia possa arrivare quanto più in alto possibile, magari approdando dove non è mai stato.

Quando è nata la suggestione Vitulano e cosa l’ ha convinta ad accettare la proposta neroverde?
Tutto è cominciato quando hanno saputo del mio addio. Conoscendo un po’ tutti nel mondo calcistico, a Vitulano si è prospettata la possibilità di andare a dare una mano. Si tratta di una della società migliori della valle vitulanese e della provincia, è stato facile decidere di trascorrere in neroverde la prossima stagione. È una piazza che ha fatto sempre bene, non c’è stato bisogno di convincermi.

Cosa si aspetta da questa nuova avventura?
Di dare tanto a questa società nel limite delle mie possibilità- Mi aspetto anche di imparare molto da una compagine che fa calcio da diversi anni e in un determinato modo. Spero, infine, di raggiungere insieme gli obbiettivi che ci siamo prefissati.

Quale calciatore porterebbe con lei?
Sicuramente il Gianni Loia ha calciatori di livello come Vincenzo Papa e Antonio Mastrocinque che, secondo me, farebbero comodo al Vitulano ma sono rispettivamente capitano e vice capitano. Possono ma soprattutto devono dare ancora tanto alla squadra.