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Benevento – Il 12 Gennaio al Teatro San Marco di Benevento appuntamento con Gitano teatrale in Emozionando “di voce e passione, tutto colpa della signorina Aurora”.

Uno spettacolo nuovo supportato da video originali diviso in tre parti: Sogno, Magia e Realtà. Gitano racconta e lo fa magistralmente cantando ed emozionando dalle feste scolastiche di Cacciano dove incontra la sua musa ispiratrice poetica, appunto Aurore De Duonni, poi la Magia del successo e la realtà delle radici.

Gitano (vero nome Tonino Fusco) nasce a Tocco Caudio, piccolo paese della provincia di Benevento, Sannio Beneventano. La voce dal timbro agrodolce fa di lui un interprete dal carattere mediterraneo, solare: le sue composizioni sfociano in un talento di grande impeto. Un personaggio insolito, il suo modo di vestire stravagante, i temi esotici delle canzoni presentate due volte al festival di Sanremo suscitano l’interesse di chi lo ascolta. 

“Le radici – spiega Gitano – diventano macigni sulle spalle in questa società dominata dall’immagine e dalla patologia di apparire. La musica leggera, quella attuale, è sottocontrollo del direttore del marketing; nelle case discografiche non ci sono più direttori artistici. L’arte viene messa da parte per dare spazio alle pianificazioni, strategie di lancio e autoproduzioni. Gli investimenti la fanno da padrona e chi se ne frega se una canzone è bella o è brutta. Più investi soldi più diventa bello il pezzo. Le programmazioni radiofoniche si fanno pagando le radio, se hai polvere spari con i cannoni e colpisci di più. Gli artisti si costruiscono a tavolino perché la musica leggera è business. Ti costruiscono un look, ti inventano il personaggio, appari e non sei più…e cosi le radici sanno di vecchio, di antico, di un mondo che non c’è più e per portarle con te in un mondo illustrato non puoi fare altro che trascinarle come macigni sulle spalle! Sanremo per me è stato come mille voci di sirene ma le radici mai le ho mollate, le radici sono state un ancora per salvarmi e rimanere a galla…sempre a galla, aggrappato ai sentimenti, ai valori affogando ancora oggi tra la passione che mi da ancora illusione. La mia, la passione mia, l’arte di comporre, cantare, cantare con l’adrenalina dentro, senza conoscere età, ne volerne sapere dei miei giorni; ho arte, ho l’arte, me ne cibo, ne respiro e non mi fa invecchiare. Quanto sono belle le radici, le ho portate sempre con me, come fiore fresco e profumato nel taschino. Le radici sono forza e te ne danno quasi quanto un autografo. Quando ero in tivvù, quando sostavo per settimane in classifica chiamavo a raccolta le mie radici. Quando mangiavo caviale per fare immagine avevo l’odore della pasta e fagioli alle cinque di sera lungo le mura ti Tocco Caudio! Quando vivevo la magia del successo, mi ritornavano scene vissute di un tempo passato e mai scomparivano: mia madre, mio padre, la mia Tocco,le processioni. Volti mai dimenticati che penetravano come pugnali, le donne con le fascine, madri sposate al Dio del pianto, donne miracoli di cielo, madri mai rassegnate, volti che credevano nei santi anche se distanti. La voce ovattata di mia madre che mi chiamava “Tonino, Toninooooooo”. La voce che echeggiava lungo la valle mescolandosi con le urla e il mio pianto a dirotto “Oi Maaaaaaa, non te ne ji”. Il primo giorno di scuola, i capelli neri tutti da un lato co la scrima, pettinati e brillantinati. Mia sorella che si disperava, aveva perso una cinquecento lire che mai trovò e quella mattina doveva accompagnarmi a scuola e comunque sorrise nel consegnarmi alla maestra Vanda di Torrecuso…quant’era bella mia sorella, che sorriso profondo! Papà che sollevava un montone di cento chili, arrabbiato come Caron Dimonio con gli occhi di brace, le pecore avevano preso la malattia della lingua blu e ne aveva perse piu di cinquanta, cercava il colpevole e chiamava il demonio per sfidarlo. Le asticelle che mi insegnava a fare mia madre sul quaderno con la copertina nera, in quel cucinino dalle pareti nere che luccicavano come stelline, un piattàro, una boffettella, la casetta dei conigli e delle galline vicino al camino e il maiale prima di scendere in cucina…scene incancellabili dentro di me che sono magia quando le esterno e ogni scena è vento caldo che mi sfiora dentro l’anima come una dolce carezza di mia madre”.