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Palloncini bianchi e appalusi composti. La Chiesa Santa Maria di Costantinopoli era gremita per dare l’ultimo saluto a Emanuele, il giovane di 13 anni stroncato da un malore  domenica pomeriggio. Questo pomeriggio l’ultimo abbraccio nella chiesa del rione Ferrovia con la comunità scolastica del Moscati, i suoi amici e la sua famiglia. Tutti a dargli l’ultimo saluto.

Don Pompilio Cristino, che ha celebrato il rito funebre, per la sua omelia ha vissuto iun tormento, perché è stata essa stessa il frutto di uno strazio interiore: il parroco, certamente, ha vissuto tanti momenti della sua missione pastorale al cospetto di tanti che si trovavano a vivere la mancanza di una persona cara; ma certo non esiste, non può esistere una ricetta capace di vivere con distacco il dolore altrui specie quando si consuma per una persona di così giovane età. 

“Ci sono momenti nei quali parlare è difficile e duro. Ci troviamo di fronte ad una realtà che ci fa soffrire profondamente. Questa comunità si trova nel dolore, nella riflessione e nella mortificazione. Ma non sia turbato il nostro cuore: questo vorremmo, ma come facciamo a non essere turbati e sofferenti?” Quando se ne va un ragazzo di 13 anni non c’è modo di astrarsi dalla sofferenza di un papà e di una mamma, specialmente quando un avvenimento sostanzialmente identico si è consumato nel novembre del 2022. 

Al di fuori della chiesa un grande striscione della Curva Sud che recita “Emanuele vivrà in eterno”. 

L’ultimo saluto a Emanuele ha visto la partecipazione nella Chiesa di Viale Principe di Napoli da tantissima gente che hanno cercato di manifestare la propria solidarietà e vicinanza umana ai genitori. C’era anche il papà di Mauro, il giovane portato via da un infarto mentre giocava su un campo di rugby: l’uomo ha rivissuto quei momenti terribili di diciassette mesi or sono quando dovette dire addio al suo ragazzo che aveva lasciato pochi minuti prima, pieno di vita e disperanze. In quelle ore la stessa gente del Rione Ferrovia aveva vissuto la stessa angoscia che la attanaglia oggi al ripetersi di una tragedia con tanti punti in comune con quella del 2022.

Don Pompilio dall’altare ha affermato: “I ragazzi devono sorridere alla vita: ma come facciamo oggi a non chiederci perché è successo questo”. Eppure, non si può cedere al dolore; al contrario, ha affermato don Pomplio prima di tutto a se stesso e poi a quanti lo ascoltavano, che dobbiamo avere fede in Dio. “In questo momento di angoscia e tribolazione, Cristo deve aiutarci a vivere questo momento difficile nella dura realtà nella nostra vita: dobbiamo vivere nella nostra fede. In questa sofferenza dura solo l’ amore di Dio può aggrapparci”. Il parroco di Costantinopoli ha voluto salutare la comunità scolastica della plesso Moscati  presente questo pomeriggio in Chiesa  composta da tanti ragazzi : ” è una sola famiglia, i docenti vedono crescere i propri alunni che divenatno un pò come nuovi figli  fatta di tanti figli.”.

Don Pompilo poi ha voluto parlare di Emanuele: “è nato qui in questo quartiere, io l’ho battezzato, qui ha fatto la prima comunione. Questa la culla dove cresce la fede  è la parrocchia. Emanuele era pieno di vita, amava lo sport, aveva l’mpegno di vivere bene la vita; voi tutti avete l’impegno a vivere bene la vostra vita. Amate la vita non vi lasciate trascinare via dal dolore. Apriamo il cuore, anche quando la vita ci lascia tante sofferenze: viviamo l’impegno di vivere bene la vostra vita”.

Don Pompilio ha quindi concluso la sua omelia assicurando la sua vicinanza e solidarietà alla famiglia del piccolo Emanuele. Ha preso la parola, una docente di Emanuele, Laura che ha detto commossa: “Eri un ragazzo mite, sensibile sempre educato.  Una vita che si spegne così è inaccettabile. Venerdì  avevi passato una giornata spensierata a Roma. Eri felice spensierato, non è giusto”.