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Di nuovo l’hotel President. Nove anni dopo. Era il 17 gennaio del 2008 quando Clemente Mastella, soltanto da poche ore non più ministro della Giustizia, teneva una conferenza stampa rimasta impressa nella memoria di Benevento.
Gli occhi degli italiani, come mai era accaduto fino ad allora, erano tutti sul capoluogo sannita, letteralmente invaso da una folla di giornalisti e operatori televisivi.
Era in corso di stesura una delle pagine politiche più importanti degli ultimi venti anni: la moglie del Guardasigilli agli arresti domiciliari, un intero gruppo dirigente indagato, la caduta del secondo governo Prodi.
Un cerchio che si è questa mattina. Stesso hotel, stessa sala. A prendere la parola ancora lui, Clemente Mastella. Nove anni fa, però, entrare ed ascoltare era impresa ai limiti dell’impossibile. Stavolta no.
In sala alcune delle persone più care all’oggi sindaco di Benevento, a partire dalla consorte Sandra Lonardo, diversi esponenti dell’amministrazione comunale e un numero di giornalisti neanche paragonabile al precedente del 2008.
Se vogliamo, un riverbero della “distorsione” denunciata dall’avvocato Alfonso Furgiuele, il legale di Mastella: “Qualcosa non funziona se i processi si fanno attraverso l’utilizzo delle misure cautelari, lasciando poi addormentare il processo vero e proprio”.
Come protagonista assoluto della vicenda, l’avvocato napoletano siede al fianco di Clemente Mastella, così come un suo collaboratore e l’ex assessore regionale Luigi Nocera, altro assolto nella sentenza di ieri.
Non si prende molto tempo, Forgiuele, giusto lo spazio per sottolineare la linea – “subito condivisa dai miei assistiti” – seguita in questo lungo dibattimento processuale: “Rispetto assoluto per le istituzioni e l’autorità giudiziaria”.
Ci siamo difesi nel processo e non dal processo. Mai abbiamo chiesto un rinvio, mai. Non abbiamo temporeggiato nella ricerca della prescrizione. E la sentenza di martedì rappresenta l’epilogo di un percorso giudiziario costellato da archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni”.
L’attesa per l’arrivo in città dell’avvocato ritarda di tre quarti d’ora l’inizio della conferenza stampa. Intervallo ottimizzato da Mastella con una visita alla basilica della Madonna delle Grazie. “Un voto da onorare”.
Fede e famiglia i rami a cui l’ex Guardasigilli si è aggrappato quando infuriava la tempesta. “Ma ho sempre sperato anche nella giustizia. Come Giobbe quando si sentì tradito e abbandonato dal Signore, non ho mai smesso di crederci. Neanche con mia moglie agli arresti domiciliari, neanche quando ci hanno separato per nove mesi. E alla fine giustizia è arrivata. Tardi, troppo tardi, ma è arrivata”.
“Non ho convocato questa conferenza stampa per togliermi degli sfizi. E voglio sottolineare che sono numerosi i magistrati che in queste ore mi stanno chiamando, dimostrandomi la loro vicinanza”.
Un elenco che ovviamente si estende alla politica nazionale. Da Bassolino – la presunta vittima delle pressioni di Mastella – a Piero Fassino passando per Casini, Cesa Follini, De Mita, Nunzia De Girolamo.
Ma il “grazie” è innanzitutto per coloro che gli furono vicino dieci anni fa. L’allora arcivescovo di Benevento Andrea Mugione, l’amico di sempre Diego Della Valle e il diessino Vannino Chiti, “unico a rimanere seduto al mio fianco in Parlamento quando pronunciai il discorso delle dimissioni. Completamente vuoti, per il resto, i banchi del governo”.
Incassata l’assoluzione giudiziaria, chiede il conto per “una perversa forma di umiliazione pubblica che ho dovuto sopportare in questi anni”.
“Dipinto come il nipote di Belzebù Andreotti, assurto a emblema di tutti i mali della politica. Gli imbecilli non hanno mai taciuto, neanche in occasione dell’ultima campagna elettorale. Per non parlare di un mio ex collega europarlamentare e di un ragazzotto piccolo-borghese che spero gli italiano non vorranno mai Presidente del Consiglio”.
Un elenco in cui compaiono anche protagonisti che non ti aspetti. Come Wikipedia, “pretendo pulizia sulla pagina che parla di me. Tutte le accuse devono scomparire, sono stato assolto con formula piena”, e il Consolato degli Stati Uniti: “Tre anni fa, invitato da Della Valle a raggiungerlo negli Stati Uniti, in aeroporto sono stato bloccato per la mie vicende giudiziarie. Una umiliazione inaccettabile per una persona mai condannata. Dal governo degli Usa mi aspetto le scuse”.
Insomma, troppi i pregiudizi subiti in questi anni. Persino il segretario generale del Quirinale, – racconta Mastella -, subito dopo l’incontro con il presidente Napolitano, lo richiamò per chiedergli se confermava la decisione delle dimissioni: “Pensava al solito teatrino della politica. Sono una persona perbene, certo che sono vere le dimissioni – gli ho risposto”.
Archiviata l’odissea giudiziaria, Mastella è pronto a riscattare la propria “dignità politica”.
Insomma, è già tempo di futuro. E la direzione di marcia appare già decisa: “Continuerò a fare il sindaco di Benevento. Ma farò politica, questo sì, impegnandomi per una riconciliazione nazionale senza la quale la democrazia del nostro Paese è destinata all’insuccesso. Non ho, però, candidature in mente. Anche se dopo quanto accaduto ritengo possa far piacere avere in lista il nome Mastella”.
Un messaggio che è anche una dedica. A quanti “mi hanno tumulato quando non ero ancora nella bara”.