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Benevento – L’acqua non può essere svenduta e la sua gestione deve essere affidata ai cittadini e non alle multinazionali.

Mobilitazione provinciale questa sera in occasione del decennale dal Referendum sull’acqua pubblica nel contesto di una iniziativa di lotta nazionale.
Anche nel Sannio si vuole dunque lottare per riaffermare il bene pubblico acqua, che, per quanto riguarda i risvolti locali, secondo le coordinate volute dal Comitato Sannita Acqua Bene Comune, sono stati finalizzati a denunciare quelli che vengono definiti “i ritardi e gli schiaffi” che il Comune di Benevento avrebbe posto in essere sulla questione gestionale della risorsa idrica.

Le accuse hanno peraltro coinvolto anche l’Amministrazione in carica in Provincia: infatti, il presidente dell’Associazione, Giovanni Seneca, si è detto pronto a dare battaglia affinché non sia svenduta l’acqua della diga di Campolattaro, come invece, a suo giudizio, vorrebbe fare alla Rocca dei Rettori il Presidente Antonio Di Maria. Presenti alla sommità del Corso Garibaldi, ai piedi della Prefettura, partiti politici e associazioni. E’ intervenuto inoltre padre Alex Zanotelli, da sempre molto sensibile sul tema e animatore di tante battaglie di stampo naturalistico. 

A Benevento, secondo i promotori dell’evento, gli schiaffi alla volontà popolare sono stati due: perché infatti, dicono i manifestanti, è stata negata la celebrazione del referendum consultivo richiesto da 3.285 elettori e proposto dal Comitato Sannita Abc con il sostegno della Diocesi di Benevento; ed il secondo ha riguardato la opaca soluzione della vicenda gestionale della risorsa idrica della città.

Il Comitato Sannita Acqua Bene Comune, in occasione del decennale del referendum, ha organizzato la mobilitazione provinciale per ribadire insieme che i beni comuni sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale. Seneca ha sottolineato: “A Benevento abbiamo ricevuto un doppio schiaffo. E’ stata negata la celebrazione del referendum consultivo richiesto da 3.285 elettori avevano depistato le firme dinanzi il segretario comunale chiedendo un referendum consultivo per sapere alla scadenza naturale cioè il 2002 cosa fare dell’acqua. Se continuare con la gestione Gesesa Acea oppure se la stessa deve essere affidata ad un soggetto interamente pubblico. Tutto ciò non è stato possibile. Ai sanniti addirittura è stato negato il diritto al voto e non si sono potuti esprimere”.   

Seneca ha esortato tutti i candidati sindaci di esporsi e dire la loro sulla questione acqua sull’importante scadenza: “Verrà fatto un dibattito pubblico. Vorranno fare una gara pubblica o affidarla   ad un soggetto interamente pubblico?”

Padre Zanotelli ha spiegato: “Stiamo chiedendo un referendum. Nessun partito ha voluto mettere in pratica quello che il referendum chiedeva. L’acqua deve uscire dal mercato. Non si può fare profitto sull’acqua. La politica non riesce a prenderne atto. Lo stesso presidente della Camera che aveva lottato con noi per l’acqua a Napoli, dopo 3 anni non è stato fatto nulla. La politica è prigioniera delle banche e della finanza, può decidere pochissimo. L’acqu è il bene supremo. I cittadini devono reagire. Grandi momenti popolari dal basso devono scuotere il Governo coinvolgendo i cittadini”.