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Benevento – Sono in corso attivamente le ricerche del killer che la sera del 19 luglio scorso ha freddato a Frasso Telesino con 5 colpi di 3,57 magnum Giuseppe Matarazzo, l’uomo di 45 anni condannato per violenza carnale nei confronti di una quindicenne e che era uscito da pochi giorni dal carcere dopo aver scontato la pena per quel delitto.

Gli inquirenti, dopo aver individuato ed arrestato il commando di due persone che ha accompagnato l’esecutore materiale dell’assassinio di Matarazzo fin nei pressi dell’abitazione della vittima, sono fiduciosi di poter assicurare alla giustizia anche il killer che per ora resta nell’ombra. Alla base del cauto ottimismo del Procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro, del sostituto procuratore Francesco Sansobrino, del Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Alessandro Puel e del Colonnello della Benemerita Alfredo Zerella e del Comandante della Compagnia di Cerreto Sannita il luogotenente Antonio Piccirillo, vi sono due forti elementi a supporto.

Il primo concerne la piena collaborazione della popolazione di Frasso Telesino alle indagini: testimonianze precise e concordanti hanno consentito agli inquirenti di impostare un peraltro egregio ed imponente lavoro di riscontro e di indagine, che si è avvalso anche di tecnologie avanzate (analisi di tabulati GPS di quasi diecimila veicoli a motore e del traffico telefonico); il secondo riguarda il fatto che nelle mani della giustizia vi sono i due componenti del commando che, come le prove raccolte lasciano credere, hanno effettivamente accompagnato il killer nella missione di morte. Il 55enne di Sant’Agata de’ Goti, Giuseppe Massaro, che risulta abituale possessore della Fiat Croma vista aggirarsi da giorni attorno alla abitazione della vittima e la stessa sera del delitto, nonché possessore di una pistola dello stesso tipo di quella usata dal killer; ed il 30enne di San Felice a Cancello, Generoso Nasta, che, secondo l’accusa, sarebbe stato alla guida della vettura il giorno del delitto, potrebbero alleggerire la propria posizione penale, rivelando quello che sanno sul killer e naturalmente sul o sui mandanti del crimine.

Gli inquirenti, nel corso della conferenza stampa indetta subito dopo gli arresti, hanno rimarcato senza esitazioni che il crimine è stato commesso per vendetta, e cioè perché la pena inflitta al Matarazzo per il crimine di pedofilia non fosse stata sufficientemente congrua rispetto al crimine commesso. D’altra parte va detto che la vittima della violenza carnale, una quindicenne, non resse alla vergogna ed al trauma tanto che si impiccò. Una vicenda orrenda, dunque, con un finale, se possibile ancora più atroce.

Il delitto del Matarazzo sarebbe stato dunque commissionato quale risposta esemplare ad una colpa che, per qualcuno, evidentemente, nemmeno la permanenza in carcere ha potuto cancellare. “Ma non è possibile farsi giustizia da sè“, ha ammonito con forza il Procuratore Policastro in conferenza stampa, subito supportato dal Colonnello dei Carabinieri Puel il quale ha sottolineato con altrettanta energia che lo Stato è presente sul territorio e che nessuno è autorizzato a percorrere strade autonome rispetto a quelle descritte dalla legge. Riaffermati i principi dello Stato di diritto, gli inquirenti si aspettano ora che la collaborazione fin qui manifestata dai cittadini prosegua per dare buon esito alla caccia al killer e ai mandanti. Il Procuratore peraltro ha rimarcato come ci sia un unico movente di un delitto compiuto “su commissione. Non ce ne sono altre”.