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Continuano le proteste sul caso dell’ospedale “depotenziato”. Ecco la dichiarazione delle tre ‘pasionarie, Michela Ottobre, Margherita Rossano e Pina De Masi, che lamentano il gioco del barile della Regione e le promesse mancate, il tutto condito da un decreto diventato fantasma.

La delusione è tanta. Più e più volte, dopo lo scioglimento del comitato civico spontaneo, i cui motivi sono alla conoscenza di tutti, è stato chiesto ai militanti del nuovo comitato di portare il decreto 41/2019, ottenuto con estrema fatica e tante sofferenze, alla Corte dei Conti costituendosi come parte civile. Avere richieste di aiuto, poiché tutto accade al De’ Liguori tranne che il potenziamento dello stesso.

Resta una grande delusione, per non parlare del fatto che gli stessi dipendenti hanno paura di fare qualsiasi cosa perché rischiano il licenziamento: nemmeno manifestare.

Ben venga tutto, ma che non venga depotenziata una struttura necessaria alla collettività. La Sanità resta un problema irrisolto, e poco hanno contato gli incontri con il presidente Vincenzo De Luca e l’attuale direttrice del “Rummo” Dott.ssa Maria Morgante, che viene meno agli accordi di applicazione del decreto, non solo, oggi 29 marzo 2024 ha trasferito altre 3 unità sanitarie ed infermieri, i quali prenderanno servizio al Rummo il 2 Aprile. A questo punto le domande sono tante, ma viene da chiedersi chi sta prendendo in giro chi?

Di sicuro ”a pagare le pene” di tutto questo sono i cittadini d il loro diritto costituzionale alla Salute, che in questo caso va a farsi friggere!

Noi chiediamo fermamente che si debbano mettere dei punti fermi, tra cui il primo in assoluto il palese utilizzo a scopo elettorale/propagandistico, visto che alle parole non seguono fatti, ma anzi…

Le catene usate in passato sono state messe da parte ma non gettate, sempre pronte per dimostrare il vincolo che ci unisce.

Invitiamo i cittadini e i comuni che sono nella sfera di ricezione dell’ospedale De’Liguori a non ripetere l’errore del 2019, ovvero quello di non essere presenti attivamente, sperando di non essere loro stessi, un giorno a necessitare della struttura e non averne più la possibilità.

E’ un bene e un interesse di tutti, di tutti i comuni limitrofi.”