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Benevento – In media ogni giorno 400 pasti, ma con la possibilità di giungere fino ad 800 nelle giornate più intense. E’ il bilancio di otto giorni di lavoro presso il confine polacco che la beneventana Compagnia San Pio ha portato avanti nell’ambito di una iniziativa solidale, espressa insieme ad altre associazioni umanitarie, a sostegno del popolo ucraino. La mensa a favore dei profughi fuggiti dal Paese dell’Est europeo, attaccato dai Russi, potrebbe riprendere tra qualche tempo: la volontà c’è per un impegno solidaristico e umanitario di non poco conto.

Il progetto “border love mission in Polonia”, appoggiato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale del Vaticano e dai comuni di BeneventoCasalduni e Fragneto Monforte, dalla Coldiretti e dalla Gesesa, potrebbe riprendere a breve e durare fino a tutto il prossimo agosto. La Compagnia San Pio conta di risalire sul confine di nord est tra qualche settimana e, intanto, questa mattina ha fatto il punto  della situazione ai microfoni di Anteprima24.

Il coordinatore Diego Ciullo ha illustrato quello che la Compagnia ha posto in essere nei giorni scorsi sul confine polacco: “Iniziavamo il servizio mensa il mattino verso le 10 per concludere poi nel tardo pomeriggio. Siamo stati a Lublin per ristorare i profughi e dare una mano anche con pannolini per i più piccoli, bambini di soli due, tre mesi. C’erano minori nei centri d’accoglienza e c’erano adulti che non avevano più notizie dei loro cari“. Ciullo ha spiegato che la criticità della situazione non si è affatto attenuata nei giorni scorsi. “Per noi è necessario essere presenti sul posto. Assistere queste persone che ormai vivono in un limbo da mesi, in condizioni davvero precarie. L’emergenza è molto forte, le strade sono blindate, ci sono militari ovunque. Devo aggiungere che si sta lavorando molto sull’accoglienza e si va avanti senza limiti di orario, anche di notte“. Infine, Ciullo ha sottolineato che sta lavorando al progetto di proseguire nell’intervento solidaristico. E’ un’idea, al momento, di cui si sta vagliando la fattibilità: “Si vorrebbe creare un ambulatorio mobile sul posto, con medici al confine per aiutare, anche in termini sanitari, queste persone“. E’ infine rimasto soddisfatto  anche il coordinatore americano Padre Tri Pham.