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Benevento – Che confusione! E’ un tormentone vintage quello che accompagna l’estate 2018 della politica beneventana. Lo cantano tutti. E contro tutti. Redazioni inondate da un diluvio di comunicati. Ma come nel gioco delle tre carte, finita l’esibizione, alla città non resta niente. E si ritrova sempre più povera che ricca.
Diciamola tutta: la storia del Piano Periferie a Benevento è nata male e rischia di finire peggio. Polemiche sin dall’inizio. Riavvolgiamo il nastro di poche righe.
Escluso in prima istanza, il progetto di palazzo Mosti veniva poi ‘graziato’ dall’allora governo Gentiloni che decideva di premiare la partecipazione e non il merito, finanziando tutte le proposte e non più le 24 che avevano superato l’esame della commissione ministeriale. Nel mentre, dalle nostre parti, Pd e amministrazione Mastella battagliavano su responsabilità e mancanze.
Un anno e qualche mese dopo, torniamo live, il caos torna a farla da padrone. Ad aprire la mano è l’ex sottosegretario Umberto Del Basso De Caro: “Il governo ha stoppato il Piano Periferie”. Pochi minuti e la senatrice di Forza Italia Sandra Lonardo rilancia: “In fumo 30 milioni di euro destinati al capoluogo”.
Dall’altra parte del tavolo, il silenzio. Nessuna replica dal Movimento Cinque Stelle in attesa che dal cielo possa cadere il jolly. E il jolly arriva. Come una beffa, il tabulato della votazione di palazzo Madama interviene a ricordare che l’emendamento incriminato, quello che manda in soffitta per due anni il Piano Periferie, lo hanno votato tutti. Ma proprio tutti. Pure Sandra Lonardo che diventa così l’assist buono per far rientrare in gioco i grillini, chiamati giusto qualche ora prima dal sindaco Clemente Mastella ad assumersi le pubbliche responsabilità per quanto accaduto. La fascia tricolore chiama a raccolta l’intera deputazione sannita? “Discutetene prima in famiglia” – rispondono con ritrovata spavalderia le senatrici De Lucia e Ricciardi. Ma il tempo di un amen e la palla torna nel campo gialloverde. A rilanciarla è la stessa Lonardo che ammesso l’errore rimanda i pentastellati a settembre: “Alla Camera si può rimediare, che farete?”.
E mentre il mondo si riposiziona, con i nemici di un tempo – Pd e Mastella – che si ritrovano inevitabilmente alleati, altri approfittano della pausa per inserirsi. Erminia Mazzoni per dirsi dispiaciuta ma anche e soprattutto per ricordare che il Piano iniziale era carente – “altrimenti non saremmo qui a discuterne” – e Vittoria Principe per ‘bacchettare’ la Lonardo per l’errore commesso al momento del voto al Senato.
In aula si alza solo ed esclusivamente la mano senza comprendere, leggere, studiare, approfondire le questioni oggetto di votazione” – evidenzia l’esponente del Pd. Parole inappuntabili. Da ripetere ora a tutti i senatori del suo partito, considerato che – lo abbiamo detto, no? – quell’emendamento lo hanno votato tutti ma proprio tutti. Pure il Pd.
Che confusione! E’ il tormentone vintage che accompagna l’estate 2018 della politica beneventana. Ma siamo a ferragosto, ormai. Qualche settimana ancora e ascolteremo altro.