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Asea è tema caldo dal giorno in cui Antonio Di Maria si è insediato alla Rocca dei Rettori. Intorno all’agenzia sannita impegnata nel campo dell’energia e dell’ambiente, d’altronde, vicende politiche e giudiziarie si susseguono e si intrecciano senza soluzione di continuità. Da almeno due anni, ormai.

Anche la partita per la nomina dei nuovi vertici dell’Agenzia è in corso dall’inizio del nuovo corso alla Provincia. Tante le candidature emerse dal mare delle indiscrezioni – l’ultima conduce a Giovanni Mastrocinque – ma subito naufragate. E in effetti, resta ancora da dirimere l’interrogativo principe: quale forma di governo dare all’agenzia della Rocca?

Il presidente Di Maria è stato chiaro. Più volte. Esprimendosi per il Consiglio d’amministrazione e dunque contro la scelta assunta nella gestione Ricci (con delibera di consiglio del maggio 2018) di istituire la figura dell’amministratore unico al posto del Cda.

Ma intanto il processo avviato da Ricci è giunto a compimento. Neanche una settimana fa, il 25 gennaio, la Camera di Commercio – dopo una lunga opera di approfondimento – ha evaso la pratica di variazione dello statuto aziendale trasmessa da Asea all’indomani della scelta della Provincia ricordata ieri.

Un via libera, quello della Camera di Commercio, ratificato ieri da Asea. E dunque: sarà amministratore unico, come sancito da Ricci, o consiglio d’amministrazione, come vuole Di Maria? Il dubbio alimenta la sensazione che al momento non ci sia proprio grande sintonia tra la Rocca e la sua partecipata. Le mosse di Asea, almeno a una prima lettura, contraddicono le intenzioni di Di Maria che pure sta progettando per l’agenzia un futuro diverso, con un consiglio d’amministrazione e un direttore generale ‘forte’ (il nome che circola, ancora una volta, è quello di Giorgio Nista).

Ma in questa storia, per tornare al nostro incipit, questioni politiche e giudiziarie si intessono l’una con l’altra. Il 19 febbraio, il Tar dovrà esprimersi sull’istanza avanzata dall’ex presidente del Cda Alfredo Cataudo che chiede la nomina di un commissario ad acta che dia seguito alla sentenza che nei mesi scorsi ha stabilito il suo reintegro ai vertici dell’Agenzia ma sempre come presidente del Cda. A questo punto, la ratifica del passaggio all’amministratore unico potrebbe rivelarsi utile anche a “neutralizzare” una eventuale sentenza pro Cataudo del Tribunale Amministrativo.

Ipotesi, evidentemente. Congetture. Ma a distanza di tre mesi, l’Asea resta il cubo di Rubik di Di Maria. Risolverlo è impresa tutt’altro che semplice.