“La presente, nella mia qualità di Presidente del Comitato di Quartiere Centro Storico di Benevento, per esporvi quanto segue: nella tarda serata di ieri si è avuta conoscenza della ordinanza del Comune di Benevento n°118143, con la quale veniva inibita la utilizzabilità dell’acqua, in diverse zone della città; tra queste zone, vi è anche parte del Centro Storico; dalla stampa, si è appreso che, la sostanza inquinante sarebbe il tetracloroetilene (nell’ordinanza, in verità, non si evince); il tetracloroetinele, purtroppo, risulta essere una sostanza estremamente tossica tanto da dover essere manipolato con estrema attenzione e con particolari accorgimenti; dalle schede di prodotti contenenti in alte dosi la detta sostanza, si apprende che, la stessa, sarebbe tossica ed irritante nonché “probabilmente cancerogeno per l’uomo (IARC 2A), tossico per fegato, reni e sistema nervoso centrale”; addirittura l’acqua utilizzata nel processo in contatto con il solvente e/o l’acqua nei separatori delle attrezzature di pulizia o distillazione dovrebbe essere trattata come rifiuto pericoloso.
La prima richiesta è che venga fatta chiarezza su quanto sta accadendo e che si individuino i soggetti responsabili di un evento così grave. Infatti, le cronache cittadine, da oltre 3 anni, riportano la notizia di una possibile contaminazione da tetracloroetilene. Orbene, ci si chiede come sia possibile che, anche in presenza di un allarme sociale relativo all’inquinamento dell’acqua a servizio di migliaia di persone, non si sia fatto nulla per risolvere il problema e punire i responsabili.
In queste ore, ancora, è stato detto ai cittadini che è inibito l’uso “potabile” dell’acqua. Non specificando, ad esempio, se, la stessa, possa essere utilizzata per la normale igiene quotidiana o per il lavaggio delle stoviglie. Se l’acqua che entra in contatto con il tetracloretilene è considerata “rifiuto pericoloso” è ammissibile che se ne consenta il suo uso anche se non potabile? Alla luce di tutto quanto sopra detto, si chiede, con urgenza, alle autorità in indirizzo di attivarsi, ciascuna secondo le proprie funzioni e poteri, al fine di garantire l’incolumità dei cittadini.
Alla Procura della Repubblica si chiede di procedere ad indagare su quanto è avvenuto al fine di evidenziare, se vi sono, delle responsabilità e di punire i colpevoli, anche delegando i reparti addetti delle Forze dell’Ordine ad un’analisi meticolosa dell’acqua.
All’ASL, sin da ora, si domanda di voler predisporre uno screening che interessi la popolazione sottoposta all’agente inquinante.
Si intende che chi ha omesso i controlli o commesso azioni che dovessero essere considerate illecite, sarà chiamato a rispondere delle proprie condotte attive o omissive dinanzi all’intera collettività, all’autorità giudiziaria, anche inquirente, fermo restando il risarcimento del danno”.