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Benevento – La pulizia dei fiumi si fa in primavera ed estate. Un dato che forse sfugge ai tanti che ora, quando il pericolo alluvione incombe nuovamente sul Sannio già colpito dall’inondazione del 2015 e sul resto della Campania, chiedono che si provveda alla ripulitura degli alvei. Sarebbe abbastanza complicato per logica, pensare di andare a tagliare alberi e rimuovere rifiuti e detriti quando il terreno è ormai melmoso e instabile. Detto ciò emerge non solo che coloro che dovrebbero tutelare la nostra incolumità sono incompetenti in materia, ma anche che vengono evidentemente consigliati male dai loro tecnici. I fiumi, la scorsa primavera e anche quella precedente, sono stati in realtà ripuliti, almeno nel Sannio, ma della cosa si è evidentemente persa memoria. Si tratta di una ripulitura che ha interessato i tratti cittadini del Calore, ma non quelli del Sabato.

Lavori che sicuramente permetteranno di evitare la formazione di tappi in prossimità dei centri abitati e quindi anche un innalzamento consistente del livello delle acque in prossimità di ponti o altre strettoie come quella, molto pericolosa, tra Grimoaldo Re e Cellarulo dove nell’ottobre del 2015 l’acqua tracimò inondando scuole e interi caseggiati.

Detto ciò, giusto per rinfrescare la memoria a chi ce l’ha corta, va detto che quest’anno l’arrivo delle ormai sempre più frequenti bombe d’acqua potrebbe portare, più che a una tracimazione delle acque dei fiumi, a problemi di altra natura.

Il primo è quello che riguarda i tratti interrati dei ruscelli che alimentano i nostri fiumi e che, proprio come è accaduto a Genova, potrebbero, complice la siccità eccessiva di questa balorda estate, trovarsi da uno stato di secca ad uno di portata ingente. A questo punto il corso d’acqua potrebbe riappropriarsi dei vecchi percorsi e creare colate di acqua e fango improvvise.

L’altro problema a cui nessuno sembra pensare, concentrandosi in modo miope sui fiumi e sulla loro pulizia, è quello degli smottamenti e delle frane.

Abbiamo avuto l’estate meno piovosa degli ultimi quarant’anni e insieme abbiamo avuto due mesi all’insegna di violenti incendi che hanno devastato la vegetazione, le montagne e le colline Campane.

L’assetto idrogeologico della nostra regione è tra i più delicati e questi due fenomeni non hanno potuto che aggravare la situazione.

D’altronde, senza essere esperti, tutti noi sappiamo che meno alberi ci sono e più rischio frane abbiamo. A ciò, poi, va aggiunto che le ceneri degli incendi si sono sedimentate e ora, con l’arrivo delle bombe d’acqua, potrebbero generare delle colate a valle, quelli che si chiamano dilavamenti.

In considerazione di tutto ciò ci chiediamo ora che senso abbia fossilizzarsi su una eventuale ormai tardiva pulizia dei fiumi. Probabilmente serve ad innescare il classico scarica barile di responsabilità sulla mancanza di prevenzione. Difficile però che stavolta, dopo anni di tragedie che si potevano evitare, qualcuno ci ricaschi. 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Fiorella  Viola