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Benevento – Premiato come miglior regista di serie tv nell’ambito della terza edizione del Bct, Saverio Costanzo – figlio del noto conduttore televisivo Maurizio –  ha affrontato vari argomenti nell’intervista che lo ha visto protagonista a piazza Federico Torre insieme al giornalista Andrea Morandi, direzione della rivista “Hot Corn”. Il regista de “L’Amica Geniale” ha lasciato intendere che presto si dedicherà a una pellicola cinematografica: “Trovo molto interessante l’alternare televisione e cinema. Ci sono storie che non possono essere contenute in un unico film ed altre per le quali è indispensabile costruire qualcosa di più ampio, come una serie. Mantenere alta la qualità è difficile, per questo il mio scopo è quello di fare subito un altro film usando il linguaggio giusto”. 

Costanzo ha poi svelato uno dei retroscena che lo hanno portato alla regia de “L’Amica Geniale”, uno dei successi dell’ultima stagione televisiva, ispirato ai libri di Elena Ferrante: “La casa editrice della scrittrice mi contattò dicendomi che la stessa Ferrante voleva fossi io a occuparmi della trasposizione televisiva dei suoi libri. Non la conosco personalmente, magari la conoscessi. Ho comunicato con lei attraverso mail, ma a farmi da tramite sono stati gli esponenti della casa editrice. Se avessi avuto modo di comunicare direttamente con lei, avrei posto interrogativi trovando certamente risposte più veloci”. 

Il sogno di fare il regista è nato da adolescente: “Ho un rapporto di grande umiltà rispetto al cinema. E’ come se fossi davanti a una montagna altissima e ad ogni distanza trovassi il nome di un maestro inarrivabile. Mi sono avvicinato al cinema attraverso la drammatica del documentario. Non ho frequentato scuole, ho appreso i dettagli lavorando sul campo. L’ispirazione è stato il cinema danese del ’95. Mi ha aiutato a capire che anche con pochi mezzi può venir fuori qualcosa di nuovo”. 

Uno dei lavori a cui è maggiormente affezionato Costanzo è Hungry Hearts, suo film drammatico uscito nel 2014 e ambientato a New York: “Con la serie In Treatment mi sono messo al servizio di copioni favolosi, ma la mia incidenza negli stessi era limitata perché la trama era qualcosa di già definito. Avevo voglia di fare qualcosa di diverso, di mio. Hungry Hearts è venuto fuori dopo un periodo difficile dovuto alla separazione con la mia ormai ex moglie (Sabrina Nobile ndr.). Il film costò 500mila euro, pochissimo rispetto alle cifre che girano nel mondo del cinema. Decisi di fare il casting negli Usa con l’obiettivo di scovare un talento per il ruolo di protagonista. Ebbi fortuna perché dal casting uscì il nome di Adam Driver. Scelsi lui, è stato il suo primo film drammatico. Poi ha fatto tanta strada ottenendo grandi soddisfazioni (tra cui spicca una nomination agli Oscar ndr.). E’ stato come far debuttare un talento della Primavera che poi è diventato campione in una squadra di calcio”. 

Nessun dubbio sull’identikit dell’attore perfetto per il prossimo film: “Mi servirebbe un Dustin Hoffman da giovane. Un attore che porti la testimonianza di un’epoca come faceva lui, di uno stato d’animo. Lui portava con sé un vitalismo che oggi manca. Se penso all’attore per il mio prossimo film penso a lui”.

Alla domanda su chi tra i grandi del cinema inviterebbe a cena, Costanzo risponde mostrando sicurezza: “Quattro commensali oltre me. Ovviamente Stanley Kubrik, Federico Fellini,  Paul Thomas Anderson e Lars Von Trier. Non sarebbe una cena tranquillissima, ma per me sarebbe il massimo”. 

La chiusura è sui luoghi del cinema, che stanno cambiando: “Le sale cinematografiche stanno diventando sempre più dei musei, ma quello che dico è che bisogna sempre lavorare per fare qualcosa di buono. Finché si lavora per fare qualcosa di buono, la qualità viene sempre fuori. Ora ci sono piattaforme come Netflix o Apple Tv che ti consentono di vedere un alto quantitativo di serie tv e film ovunque u voglia, ma il cinema resta il cinema. Anche quando hanno inventato la televisione si diceva che la radio sarebbe morta, così come il cinema. Invece così non è stato”.