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Pietrelcina (Bn) – “Domenica 3 dicembre è nato un nuovo soggetto politico, che ha visto tra i suoi fondatori movimenti e partiti politici come Articolo UNO, Sinistra Italiana e Possibile, ma che con volontà, impegno e determinazione, senza infingimenti, ha l’ambizione di includere singole persone, associazioni, movimenti civici, intorno ad una nuova proposta per il Paese, che metta al centro temi come giustizia sociale, lotta alle diseguaglianze, dignità del lavoro. Un appello per uscire dai recinti e per aprire a chiunque voglia aderire a questo movimento”. Ecco l’appello del  consigliere comunale di Pietrelcina Leonardo Masone e dell’ assessore comunale di Vitulano Francesco Matarazzo.

L’avvio di una nuova aggregazione a sinistra, che unisce significativamente realtà, formazioni e pratiche diverse, non solo è una buona notizia, che molte compagne e molti compagni come noi aspettavano da anni, ma anche un elemento politico di proporzioni notevoli. In uno sviluppo storico, come è quello odierno, in cui l’imperversare delle destre reazionarie e liberiste sta diventando sempre più dilagante, la maturazione di un processo che ha l’ambizione di rimettere insieme le varie anime della sinistra politica e sociale è decisamente fondamentale e ineluttabile. La sinistra progressista, socialista e quella radicale, nelle sue variegate componenti, ha l’obbligo storico di mettere in campo un’alleanza, strutturale e organizzativa, che funga da argine a queste pericolosissime derive, sintetizzando le diversità culturali pure presenti. Lo si deve fare, però, avendo la lungimiranza e il coraggio di non rinchiudersi in recinti precostituiti e rendite di posizione; è necessario uscire, alla scoperta di spazi nuovi, di confronti aperti, di contaminazioni inesorabili, di esperienze da rinnovare. Aprendosi al mondo del cattolicesimo democratico. Oggi più di ogni altro leader politico della Sinistra mondiale, Papa Francesco esprime un pensiero che parte dalla critica al capitalismo finanziario e globale.

Occorre ritrovare il nostro comune terreno di lotta: il lavoro. Aprendo le porte della rappresentanza alle nuove istanze che in questi anni non hanno trovato cittadinanza in nessun luogo politico: aprendo le porte, dunque, ad un nuovo conflitto politico e sociale che dia nuova vitalità alle istituzioni che ci rappresentano.

Lo abbiamo fatto fino al 3 dicembre, lo dobbiamo fare ora, dopo il 3 dicembre. Il discorso di Pietro Grasso a Roma è stato inclusivo, attento alle diseguaglianze sociali, alla crisi profonda delle lavoratrici e dei lavoratori, dei precari e dei disoccupati, agli esclusi, ai disabili, all’universo femminile, insomma alla democrazia. 

La sinistra andrà dunque al voto con la sua piena autonomia, come è giusto che sia. Per il debutto la nostra nuova collettività politica, attraverso il nostro candidato premier, si è espressa con parole semplici, ma irremovibili, che segnano il passo del nuovo soggetto: “Scuoteremo l’Italia dal torpore, in questa sala ho capito che ho scelto bene i miei compagni di viaggio, ma altri ne arriveranno, questo è un progetto aperto, più grande di come lo hanno raccontato”. La sfida democratica alle altre forze è aperta.

Noi dalle province non possiamo far altro che declinare al meglio queste messaggi partecipativi e attivi per ripartire da una militanza nuova e autentica. Dobbiamo aprire le porte a chi questa crisi l’ha subita più di tutti dal punto di vista sociale (e pensiamo alle tante lotte che pure non sono mancate nel nostro territorio) e politico. Pensiamo alle numerose compagne e ai numerosi compagni che per una serie di motivi hanno subito scelte, da parte dei partiti egemoni e dei loro capi-bastione, profondamente ingiuste e scoraggianti, lontane dalle loro coscienze e dai loro vissuti. Dobbiamo interloquire e aprire le porte alla partecipazione delle tante anime, singole e collettive, che hanno visto scomparire le istanze di sinistra dall’agenda politica di tutti i partiti: aprire, cioè, a coloro che hanno visto tradite le speranze di un rinnovamento sociale e culturale in grado di rilanciare il nostro Paese e, più in piccolo, la nostra provincia ormai a pezzi.

Bisogna partire da comitati nuovi, senza divisioni correntizie, in tutti i territorio: dalla città ai piccoli paesi e viceversa. Per tutto questo è necessario uscire dai classici schemi ampollosi e irrigiditi degli ultimi anni. È necessaria una nuova aria. Noi ci siamo e ci saremo.