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Benevento –  Attraverso una nota stampa, Antonio Zullo, in qualità di operatore pastorale della parrocchia di Apice e docente di Religione della diocesi Beneventana, è intervenuto per difendere l’Arcivescovo di Benevento, Mons. Felice Accrocca, bersagliato da messaggi di odio dopo la lettera/appello relativa all’accoglienza dei migranti.

“Sotto i riflettori – scrive Zulloè l’attacco mediatico rivolto nei confronti del Vescovo Accrocca per le parole spese nei riguardi dei migranti bloccati temporaneamente nei giorni scorsi sulla nave Aquarius. Il Vescovo di Benevento, in realtà, non si sarebbe potuto esprimere diversamente. E, questo, in virtù sia degli insegnamenti di Cristo che delle varie contingenze geopolitiche. Dal Vangelo secondo Matteo, al capitolo 25, si legge «ero straniero e mi avete accolto. […] ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Il Vescovo Accrocca, dunque, è stato accusato di essere favorevole ad un immigrazionismo senza criteri e senza norme, in salsa “radical chic”. Imputazione, evidentemente, senza alcun fondamento. La posizione di Accrocca, in linea con la posizione Magisteriale della Chiesa (ricordiamo la Chiesa essere per i fedeli cristiani Mater et Magistra, cfr. Giovanni XXIII, 15 maggio 1961), in realtà, si districa sapientemente all’interno si uno scenario denso di problematiche geopolitiche, sociali ed economiche, affrancandosi da qualsivoglia ancoraggio ideologico. Troviamo, nelle seguenti parole, estratte dalla stessa lettera, una prova evidente che le analisi del Vescovo sono tutt’altro che un inno all’immigrazionismo, quanto più uno sprone ad una gestione equilibrata e saggia della problematica.”

Certamente– si legge ancora nella nota -il fenomeno migratorio va affrontato con intelligenza: è un problema, questo, che richiede competenza, coraggio, generosità, un’ampia visione strategica, ed esige, al tempo stesso, rispetto delle regole sia da parte dei paesi che accolgono sia da parte delle persone che ricevono accoglienza. Il tema è di una portata tale che non consente semplificazioni assolutizzanti, spesso invece proposte – da una parte o dall’altra – quali soluzioni risolutorie. L’estratto riportato è chiaro: rispetto delle regole, sia da parte dei paesi accoglienti, sia da parte delle persone che ricevono accoglienza. Una ferma esortazione alla responsabilizzazione collettiva. Implicitamente, anche un monito alle diverse realtà sovranazionali affinché prendano in carico, in maniera condivisa e collettiva, l’emergenza dei flussi migratori. Inoltre, all’interno della lettera troviamo anche una ferma denuncia nei confronti di tutte quelle realtà che speculano su queste tipologie di problematiche. E questo, appunto, ci fornisce un’ulteriore prova della lucidità e dell’equilibrio emergenti dalle parole di Accrocca. Quale tristezza, dunque, danno gli eventi di questi giorni per quanti desiderano seguire le orme di Cristo (1Pt 2,21), tanto più se si ha la consapevolezza che sulla sorte di quei disgraziati si costruiscono le fortune di altri, siano esse fortune politiche o economiche, stante il business da molti avviato a riguardo. Queste analisi dimostrano chiaramente che Accrocca non abbia assolutamente esortato ad un immigrazionismo sprovveduto e sganciato dalle norme. Risulta anche appurato che l’analisi del Vescovo sia coerente con i principi cardini del Vangelo, e quindi sia sganciata da qualsiasi altra indole ideologica. Si rileva, infine, il dubbio mosso da Accrocca in merito all’ipotesi di coordinare un’azione di ausilio a favore dei migranti nelle loro terre d’origine. Obiezione che, del resto, ha una propria eziologia. Dice infatti il Vescovo: Al contempo, è pure illusorio dire che bisogna creare sviluppo nelle terre d’origine di questi uomini e donne, favorendone la permanenza nei loro paesi, perché prima da lì dovrebbero andarsene gli stessi che vorrebbero crearvi sviluppo: gran parte dei territori del terzo e quarto mondo sono infatti dominati da multinazionali che certo non risparmiano lo sfruttamento dei terreni e del sottosuolo, contribuendo a creare, sul posto, nuove sacche di povertà.

Stando al dizionario Treccani – conclude Zullo -, apprendiamo che una definizione filosofica diffusa di libertà coincide con la Capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli Più precisamente, si intende l’equa possibilità di ognuno di poter progredire economicamente ed umanamente, senza l’ostruzione di ostacoli ed impedimenti terzi. Il Terzo Mondo dovrebbe essere libero di progredire, o di beneficiare di effettivi ausili economici provenienti da altre realtà più sviluppate. Tuttavia, attualmente questi paesi non sono affatto liberi. Un piano di ausili economici (come il paventato Piano Marshall per il Terzo Mondo), calato ora come ora in Africa, dunque, risulterebbe inefficace. Vi sono numerosi reporter (ad esempio, il giornalista freelance Paolo Barnard) che ci documentano a proposito del modus operandi di alcune multinazionali: vi sono realtà imprenditoriali che, sganciate da qualsiasi cardine etico, riescono perfino ad influenzare le vicissitudini politiche degli Stati in cui operano. Pertanto, far calare importanti fondi strutturali per il progresso economico nell’attuale scenario del Terzo Mondo ove le multinazionali si avvinghiano alle politiche statali, significa rischiare una dispersione di importanti fondi in mani sbagliate. Ecco perché motivatissimo è l’auspicio di Accrocca circa l’affrancamento del Terzo Mondo da quelle realtà produttive che sperequano operando senza osservare i criteri civili ed etici che sono a fondamento di un progresso economico salubre, condiviso e giusto. In definitiva, a dispetto delle accuse mosse dai detrattori, la lettera Quei sorrisi che ridanno vita di Mons. Felice Accrocca è in linea con il Vangelo di Cristo, ed è il riflesso di un equilibrio e di una saggezza a dir poco cristallina.”