- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Nessun proclama di riscossa. Nessuna promessa di rialzare subito la testa, partendo magari dalla reazione di inizio secondo tempo. Questa volta si va via in silenzio, testa bassa come a inizio e, soprattutto, a fine partita. Si va via, però, con una certezza: il Benevento è in crisi. La Strega è caduta in un vortice dal quale fatica a uscire e che la sta risucchiando lentamente. Il rischio, concreto a questo punto, è di sprofondare.

Si va via con le parole di Pasquale Foggia, unico deputato a parlare per un club che non vince dall’Epifania, capace in undici partite di racimolare la miseria di cinque punti. Il bicchiere inizia, insomma, a essere mezzo vuoto e non più mezzo pieno. Per raggiungere l’obiettivo non basta più appellarsi ai “Non siamo mai stati negli ultimi tre posti” o ai “Finisse adesso saremmo salvi“. Urge dare una sterzata a un trend imbarazzante, non solo in termini di punti ma di prestazioni. Occorre farsi un esame di coscienza, analizzare e capire gli errori per affrontare quelle che saranno undici finali. Non è una frase fatta, è un dato di fatto.

Il campionato e il calendario tendono ancora una mano a Viola e compagni, adesso toccherà a loro decidere se afferrarla o lasciarsi cadere. Analisi che andrà fatta nel silenzio di un ritiro. Stamattina si parte tutti per la vicina Venticano, sperando che la quiete irpina basti a rasserenare l’animo in tumulto di una squadra sulla quale si è appena abbattuto più di un uragano. Il primo ha avuto le fattezze e il nome di Dusan Vlahovic, il gigante serbo della Fiorentina autore di una tripletta che in soli 45 minuti ha mandato gambe all’aria la Strega. Il secondo è arrivato nel chiuso dello spogliatoio, quando la società ha deciso di giocarsi il jolly, l’ultima carta a sua disposizione prima di un eventuale tsunami, a questo punto probabile in base alle risposte che arriveranno.

All’orizzonte, tuttavia, c’è la tappa dello Stadium contro la Juventus. Gara da affrontare senza Glik e Schiattarella, diffidati e ammoniti contro la Fiorentina. In pratica le uniche due buone notizie (ebbene sì) emerse al termine del match con i viola. Cerchiati in rosso, infatti, sono soprattutto i confronti casalinghi con Parma e Sassuolo. Arriveranno in rapida successione dopo la sosta per le Nazionali e rappresenteranno probabilmente il momento chiave della stagione.

Tre settimane per ritrovarsi, sarà presumibilmente questa la deadline. Giorni che serviranno per recuperare gli acciaccati (Letizia su tutti) ma che dovranno servire anche a trovare soluzioni alla palese involuzione alle quale stiamo assistendo. Tornare con la mente al mercato di gennaio, a quello che sarebbe potuto essere, è sforzo inutile. “Se tu mi dai i fagioli, ti cucino al massimo pasta e fagioli; se mi dai le bistecche, ti faccio invece una bella grigliata“, parole di Carlo Mazzone, uno che di salvezze se ne intende. Le bistecche, è assodato, non fanno parte del menù giallorosso e allora Inzaghi dovrà capire quali ingredienti ha realmente a disposizione e cucinare la più buona pasta e fagioli della sua carriera da allenatore. Pochi, semplici ingredienti ma utilizzati al momento giusto… o meglio al posto giusto.