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Sulla vicenda del taglio dei pini al viale Atlantici a intervenire oggi con una nota stampa è Luca Coletta, presidente del comitato ‘Giù le mani dai pini’. Che scrive:

“Ci dispiace rovinare i festeggiamenti, ma a gioire o dichiararci soddisfatti dell’abbattimento di altri 26 pini, alcuni dei quali risalenti al secolo scorso, non riusciamo proprio.

È un altro pezzo fondamentale del monumento Viale degli Atlantici, posto non a caso sotto tutela culturale e paesaggistica, e della memoria storica dei beneventani che se ne va per sempre. 

In tutta questa vicenda, nelle reciproche, stucchevoli autocelebrazioni di queste ore, rimangono diverse cose non dette o sottaciute.

In realtà, come si evince anche dall’ultima perizia del consulente dell’amministrazione comunale, molte delle piante in questione non avevano reali o seri problemi di stabilità, testata tra l’altro, solo per alcuni, a mezzo pulling test in funzione di venti – invero da noi mai visti! – poco oltre i 100 km orari.

Il loro stato fitosanitario non eccelso era dovuto essenzialmente all’assenza di cura e di idonea manutenzione, omissione grave, per la verità non imputabile alla sola amministrazione mastelliana.

Quest’ultima si è però colpevolmente distinta per aver guardato alle alberature della zona alta unicamente come problema da eliminare prima possibile e in toto. Proposito a dir poco deprecabile, sventato solo grazie a un raro esempio di proficua sinergia tra magistratura e libero civismo ostinato e contrario.

L’abbattimento di questi giorni non è affatto un traguardo di cui gloriarsi ma un triste ed evitabile evento, che dovrebbe indurre a far tesoro delle scelte e delle condotte errate del passato per modificare completamente metodi e uomini.

Esso si aggiunge a quello già effettuato a scapito di 13 pini nel marzo 2019, senza uno straccio di esame e del quale nessuno si è mai premurato di spiegarne le vere ragioni.

Una notazione finale: rispetto ai cambiamenti climatici – tanto citati, spesso strumentalmente, se non a vanvera -, ci sentiremmo più sicuri, anche per coloro che verranno dopo di noi, in un mondo in cui si faccia di tutto non per eliminare ma per conservare e piantare quanti più alberi possibile”.