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Apollosa (Bn) – Due ore e mezza di partita, e non si è andati neanche al quinto set. Perché nel calcio il quinto set non c’è, anche se francamente a parlare di sport in pomeriggi del genere facciamo molta fatica. La terra battuta del Comunale di Apollosa non ha nulla a che vedere con la prestigiosa terra rossa del Roland Garros, così come Tufara Valle e San Leucio del Sannio – con tutto il rispetto del mondo – non hanno certo l’appeal di un confronto tra Federer e Nadal. Eppure i tempi biblici di svolgimento del penultimo atto del campionato di Seconda Categoria girone B meritano una riflessione particolare. Perché davanti a certe cose tutti, dai giocatori che scendono in campo agli addetti ai lavori, passando per noi giornalisti, dobbiamo fermarci a pensare almeno un minuto. 

Quella odierna doveva essere la giornata dei verdetti. Il Tufara, primo in classifica, ospitava il San Leucio, in piena corsa play off. In contemporanea, a San Nicola Manfredi, il San Giorgio del Sannio (rivale play off proprio del San Leucio), riceveva il Rione Libertà, prima inseguitrice del Tufara nella corsa alla promozione diretta, ma distante ben cinque punti. Insomma, la squadra di Pagnozzi con una vittoria, indipendentemente dal risultato proveniente dall’altro campo, sarebbe salita aritmeticamente in Prima Categoria. Sarebbe bastato anche un pari, a patto che il Rione non facesse risultato pieno con il San Giorgio, o addirittura una sconfitta, in caso di ko contemporaneo della formazione guidata da Pinto.

Giocarsi a viso aperto la partita, considerando anche l’ultimo turno in programma la settimana prossima e cinque punti da gestire, sarebbe stata la scelta migliore. E invece si è deciso di guardare più all’altra partita che alla propria. E lo stesso hanno fatto a San Nicola Manfredi, dove è andata in scena un’altra gara-fiume. Ad Apollosa tra perdite di tempo, reti bucate, ritardi nel rientro in campo dagli spogliatoi, crampi inventati dopo soli trentacinque minuti e così via, è stato più il tempo perduto che quello di gioco. A volte, inutile girarci intorno, si è caduti nel ridicolo. 

Due partite da più o meno trecento minuti totali, una follia che solo a fine campionato, sui polverosi campi delle serie dilettantistiche, può essere possibile. Ma stavolta l’aggravante è rappresentata dalla beffa nella beffa: c’è una squadra che ha vinto il campionato e non ha festeggiato. Già, perché il Tufara Valle il campionato lo ha vinto. Pareggiando 2-2 la sfida di Apollosa la compagine caudina ha chiuso il torneo al primo posto, approfittando dell’uno a uno tra San Giorgio e Rione. I punti di vantaggio sulla seconda restano cinque a un turno dalla fine, con promozione matematica in Prima. Eppure lo spumante non è stato stappato, e delle classiche foto di rito nemmeno l’ombra (la fotogallery allegata ne è la dimostrazione). Volti stremati dalla fatica psicologica e dalla malinconia di non riuscire a festeggiare neanche forzatamente un obiettivo sudato nei sei mesi precedenti. E allora cos’è una vittoria se non lascia la gioia di averla ottenuta? Cos’è un traguardo senza la felicità di averlo tagliato? Rispondere positivamente a certe domande equivale a giustificare un calcio senza pathos. Anche lo sport più bello del mondo, in giornate così, può trasformarsi nel passatempo più noioso che esista. 

Per la cronaca strettamente legata al campo, Tufara-San Leucio ha visto passare in vantaggio gli ospiti con Colangelo al 14′ della prima frazione con un gran destro dai trenta metri che ha trovato la complicità del portiere tufarese Viscione. Pareggio giallorosso al 17′ della ripresa con Franco, autore di un’azione insistita e di una conclusione ciabattata a beffare Russo. Ancora Colangelo, tre minuti più tardi, ha portato nuovamente avanti il San Leucio sfruttando l’ennesima incertezza di Viscione. Il due a due finale arriva sugli sviluppi di un calcio di rigore di Franco respinto da Russo. Sulla respinta lo stesso Franco gonfia la rete prima di un quarto d’ora finale ricco di confusione sia in campo che fuori.