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Il Puc torna a infiammare il dibattito politico a palazzo Mosti. Oggetto dello scontro, i criteri di valutazione per la riclassificazione delle “zone bianche”, le aree con vincolo di esproprio decaduto perché trascorsi i cinque anni concessi dalla legge al Comune per emanare la dichiarazione di pubblica utilità.

Questione particolarmente calda a Benevento, considerato che il Piano Urbanistico Comunale è entrato in vigore l’8 gennaio 2013 e di conseguenza il quinquennio di riferimento della normativa è ormai parte del passato. E ovviamente tanti sono i cittadini che hanno già presentato la richiesta di riclassificazione urbanistica di terreni non più vincolati.

Per venire incontro a queste istanze, fermo restando la volontà di procedere con una variante generale al Puc, nelle more, l’amministrazione Mastella ha deciso di intervenire stabilendo delle norme transitorie riguardanti per l’appunto l’uso delle aree con vincolo decaduto. Una manovra urbanistica finalizzata a scongiurare l’attivazione dei poteri sostitutivi e l’insorgere di contenziosi con i privati e a mantenere un controllo sull’organico sviluppo del territorio. 

Obiettivo da perseguire attraverso una delibera che dovrà essere discussa in Consiglio e che, intanto, questa mattina, è stata al centro dei lavori della commissione Urbanistica. In questa sede, però, la diversità di vedute tra maggioranza e opposizione ha preso le forme di un muro contro muro che ha visto protagonisti gli esponenti dell’amministrazione e Cosimo Lepore, consigliere di minoranza e capogruppo di “Lealtà”.

Procediamo con ordine. La proposta di delibera dell’assessore all’Urbanistica Antonio Reale prevede sette indirizzi per la riclassificazione delle aree con vincolo decaduto:

l’area risulti urbanizzata, in contesto già edificato, con dotazione eio presenza delle principali infrastrutture e delle reti tecnologiche e già servita da idoneo accesso dalla viabilità pubblica, anche attraverso servitù di transito, tali da non richiedere interventi di alcuna specie da parte della Pubblica Amministrazione;

è ammessa la sola destinazione “residenziale commerciale”, con indici di copertura e di densità coerenti con il contesto urbanistico circostante, se interna ad un’area già edificata: o con la zona edificata più prossima se ai margini del centro urbano;

la superficie dell’area interessata dalla riclassificazione verso la zona edificabile deve risultare di limitate dimensioni, ponendo un limite massimo di mq 3.000 e indici non superiori a quelli delle aree circostanti come sopra definite;

nel caso l’area di proprietà (con il vincolo di P.U.C. decaduto) risulti avere una più estesa superficie. la parte eccedente dovrà essere ceduta al comune per la realizzazione di servizi di pubblica utilità;

è ammessa la possibilità di riciassificare aree di ridotte dimensioni fino ad un massimo di 300 mq, che ancorché prive di una loro autonoma possibilità edificatoria, potranno concorrere con area attigua, già classificata edificabile ma insufficiente per dimensione o inadeguata per forma, alla formazione di un regolare lotto edificabile;

l’area non deve risultare interessata da elementi di forte impatto del paesaggio; per la sua particolare morfologia non può essere urbanizzata se a rischio idrogeologico, né gravata da presenza di puntuali vincoli paesaggistici ai sensi del D.Lgs 22/0112004 n, 42

nella redazione della variante al P. U. C. , dovrà tenersi conto della volumetria definita in seguito alle riclassificazioni effettuate, compensandola, parzialmente o in toto, con il ridimensionamento delle aree edificabili, direttamente o attraverso A.P.I. approvati, dell’attuale P.V.C., su cui., al momento del ridimensionamento, non è stata mai richiesta una qualsiasi autorizzazione edilizia – urbanistica., mostrando disinteresse da parte dei proprietari.

Proposta irricevibile per Cosimo Lepore. L’esponente del Pd, in via Annunziata capogruppo di “Democratici Lealtà per Benevento”, non usa mezzi termini e parla di delibera “Illegittima” e lesiva dei diritti edificatori già acquisiti e gravati dalla tassazione comunale. 

Preliminarmente – osserva Lepore –  occorre precisare che la riclassificazione non necessariamente deve essere un passaggio automatico da standard urbanistici (verde, parcheggi, servizi comuni ecc…)  a zone residenziali di tipo B o C ma può essere indirizzata a salvaguardare la previsione di piano attraverso l’attribuzione di strutture collettive di iniziativa privata”.

In secondo luogo – prosegue l’esponente dell’opposizione –  la proposta, consentendo una riclassificazione diffusa sia pur con modesti limiti, tende ad eliminare quasi tutte le aree destinate ai servizi generali previste nel PUC. Questa scelta, ovviamente, vanifica le previsioni e il disegno di piano in maniera irreversibile. Risulterà difficile in futuro individuare aree libere all’interno del centro edificato da destinare a standard e servizi”.

Infine, sottolinea ancora l’esponente piddino, la delibera “prevede che le quantità edilizie residenziali attribuite alle aree riclassificate, verranno sottratte nella futura versione di variante al Puc ai soggetti titolari dei giusti diritti edificatori”. Scelta che, incalza Lepore, “appare illegittima e gravemente lesiva dei diritti edificatori già acquisiti e gravati dalla tassazione comunale”.

Da qui la richiesta: “Occorre riformulare delibera, proponendo che le aree soggette a riclassificazione siano  destinate a strutture collettive (come parcheggi a raso ed interrati, strutture sportive ecc) di iniziativa privata”.

 

 

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