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Benevento – Sosta selvaggia, mancato rispetto della segnaletica, abbandono delle aree verdi, illuminazione scadente. La zona di Viale San Lorenzo, quella sorta di giardino presidiato dal Bue Apis in cui sorgono l’imponente Basilica della Madonna delle Grazie e l’Istituto Tecnico Industriale, è la rappresentazione plastica di una città in piena crisi d’identità. Bastano cinquecento metri per riassumere i problemi di una comunità di oltre cinquantamila abitanti. Neppure un quartiere, molto meno. 

Luigi Ventura, residente da anni in uno dei luoghi più caratteristici di Benevento, ci ha guidato in un tour breve ma intenso, viste le numerose particolarità che faticano a sfuggire anche a un occhio distratto. Partendo dai parcheggi pericolosi all’incrocio con via Posillipo, a pochi metri dalla storica Torre della Biffa, per concludere con le auto che occupano il Sagrato della Basilica, impedendo di fatto ai bambini di frequentarlo. “Chi ha un bimbo si guarda bene dal portarlo in giro da queste parti”, dice Luigi. “In passato la zona antistante la chiesa era un luogo ricreativo, di ritrovo, ora è un parcheggio. E questo nonostante un divieto di transito ben visibile all’ingresso”.

I disagi si moltiplicano nell’ora di punta, quando il pur largo Viale San Lorenzo è invaso da automobilisti che trascurano il senso unico di marcia: “Non di rado si verificano tamponamenti, e all’uscita da scuola si rischia di passare un guaio. Abbiamo spesso sollecitato il Comune e i Vigili per un pronto intervento, ma le Pec vengono trascurate, ignorate, non ottengono risposta, e così la città muore ogni giorno di più. Stiamo parlando di viale San Lorenzo, un viale storico, ma nelle aree periferiche la situazione non è certo migliore”. 

Di recente alcuni cittadini avevano denunciato degli atti vandalici, con diverse auto rigate nelle ore notturne: “Alcuni lampioni sono guasti, altri sono coperti dalla vegetazione, altri ancora risultano fatiscenti, funzionano grazie a cavi obsoleti che hanno deturpato il marciapiedi. C’è un alto grado di inciviltà, su questo siamo d’accordo, ma arrendersi all’inciviltà non mi sembra la soluzione migliore. Si sa che il buio non favorisce il contrasto al vandalismo, anzi”. 

Discorso simile quello che riguarda le aiuole: “Qui viviamo una situazione paradossale. Sul lato sinistro del viale la cura del verde dovrebbe essere di competenza del Comune, su quello sinistro della Provincia. Nessuno dei due provvede, e in alcuni periodi dell’anno la vegetazione rende il contesto invivibile. Alcuni cittadini si mettono all’opera di frequente a spese proprie, ma è chiaro che oltre a non essere giusto non può nemmeno bastare”. 

I racconti di una città all’avanguardia, in crescita, di una classe dirigente attenta alle esigenze dei cittadini non trovano riscontro nei fatti della vita di tutti i giorni. E c’è un elemento non meno trascurabile rispetto ai disguidi: il grado di fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini, spesso misurato in maniera approssimativa nel periodo elettorale dal dato sull’affluenza alle urne.

Basta ascoltare le loro ragioni, leggere ad esempio le oltre dieci Pec inviate da Ventura agli uffici comunali nell’arco di un anno, constatare che nessuna di queste ha ricevuto risposta, per comprendere che esistono due Benevento. Una Benevento ideale, oseremmo dire fantasiosa, che risponde a una narrazione fiabesca, a cui si oppone una Benevento reale, lontana dai salotti, vissuta però dai cittadini sulla loro pelle. E’ la Benevento che conta di più, affaticata dal suo angosciante destino.

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