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Un irpino ed un sannita ‘a braccetto’ ieri sera sulle frequenze di La7 proprio in apertura della fortunata trasmissione Propaganda, condotta da Diego Bianchi al fianco del vignettista Makkox.

La serata televisiva è stata per ampi tratti dedicata agli orrori della guerra in Ucraina che proprio in queste ore celebra il primo triste anniversario dal suo inizio. La trasmissione, quindi, è cominciata con il primo ospite musicale che, per l’occasione, è stato l’irpino Vinicio Capossela che sul palco di Propaganda ha presentato la sua ultimissima produzione musicale che proprio nelle scorse ore è stata editata su tutte le piattaforme musicali.

“La crociata dei bambini”, l’ultimo lavoro di Capossela, è una canzone che ripartendo dal poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi” affronta in musica “la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo culturale’”,

Al fianco di Vinicio Capossela, a guidare il quartetto d’archi che ha accompagnato il cantautore irpino, c’era un maestro violoncellista sannita, Raffaele Tiseo, musicista molto noto nel Sannio e non solo, che già da un po’ e ancor prima di questa nuova canzone, accompagna Vinicio Capossela sia nei suoi concerti che nelle sue registrazioni musicali, oltre alle tante brillanti affermazioni professionali già raggiunte da Tiseo.

Si è trattato, indiscutibilmente, di un bellissimo momento televisivo, di grande sensibilità e, logicamente, di grande musica.

Il video dell’esibizione di Capossela a Propaganda

La crociata dei bambini – testo 

Partirono all’alba in crociata i bambini.
Le facce gelate, chi li troverà?
Partirono in fila, Sepolti di neve.
I soli scampati alle bombe ed ai soldati

Volevan fuggire dagli occhi la guerra,
volevan fuggirla per cielo e per terra
un piccolo capo, la pena nel cuore,
provava a guidarli e la strada non sapeva trovare.

Una bambina di undici, ad una di quattro,
come una mamma portava per mano
ed un piccolo musico, col suo tamburo,
batteva sordo, al timore di farsi trovare.

E poi c’era un cane, ma morto di fame
che per compassione nessuno ammazzò,
e si faceva scuola tutti alla pari
sillabavan maestri e scolari P. A. C. E

C’era Fede e Speranza ma né pane, né carne
non chiamate ladro chi deve rubare,
per dare alle bocche, di cosa mangiare
farina ci vuole e non solo bontà

Si persero in tondo, nel freddo di neve
nessuno più vivi li poté trovare,
soltanto il cielo, li vede vagare
nel cerchio dei senza meta dei senza patria

E cercano insieme una terra di pace
non come quella che hanno lasciato,
senza fuoco e rovina di Colosseo
ed immenso dietro di loro… diventa il corteo

Il cane nel bosco fu trovato una sera
al collo portava un cartello con scritto: qualcuno ci aiuti,
abbiam perso la strada
seguite il cane, e vi prego, non gli sparate

La scritta infantile, trovò un contadino
ma non la mano che la tracciò un anno è passato,
e nessuno è venuto
il cane soltanto è restato a morire di fame

Il cane soltanto è restato e si muore di fame