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Una morte ancora senza un colpevole, dopo l’assoluzione in primo e secondo grado dell’unico indagato dell’epoca. Nei fatti, non si potrebbe parlare nemmeno di un uomo, un fidanzato, un compagno che uccide la propria donna. Perchè la giustizia, questa volta, non ha fatto il suo corso. 

Eppure si parla di un tragico evento di 28 anni or sono: è martedì 21 novembre 1995, Miriam Castelluzzo viene ritrovata in condizioni gravissime (morirà infatti tre giorni dopo) dentro la propria casa in via Port’Arsa dove, da qualche mese, era andata a vivere da sola. Perchè Miriam, nonostante i 21 anni, era una ragazza che aveva voglia di libertà: la trovava nel suo sport, il pattinaggio, disciplina in cui giganteggiava e le consentiva di inanellare successi dopo successi. Lavorava in una gelateria di Benevento, era sempre solare. 

Quel sole però si è spento una fredda mattina d’inverno: alle ore 7 circa, quando il mondo apre gli occhi, lei si è avviata verso una fine tragica. Fu trovata in bagno dal proprio fidanzato che la trovò distesa a terra con segni al collo che nei giorni a venire divennero lividi: qualcuno aveva provato a strangolarla ma non ci era riuscito fino in fondo. Morì il 24 novembre dopo tre giorni di agonia. 

Mamma Rosa ha chiesto giustizia, non l’ha mai avuta. La giustizia non ha saputo rispondere dopo 28 anni. Miriam attende, lì, al cimitero di Benevento, la frase sulla lapide sintetizza la sua esistenza: “Principessa, sarai sempre nei nostri cuori”.

Per tenere vivo il ricordo di Miriam, è attivo un gruppo facebook a lei dedicato: https://www.facebook.com/groups/113857348691414