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Benevento – A due mesi di distanza siamo ancora qui a chiederci perché quella volta Pairetto non abbia tirato fuori il cartellino. Ce lo chiediamo ancor di più stasera, dopo aver visto il trattamento riservato da Orsato al centrocampista dell’Inter, Vecino, nel primo tempo di Inter-Juventus. L’ex viola dopo aver passeggiato sulla gamba di Mandzukic era stato inizialmente redarguito con il giallo dal direttore di gara, che richiamato al Var ha poi optato per il rosso. 

Stesso stadio, stesso scenario, squadre diverse. Pairetto quel 24 febbraio non sanzionò neanche con il giallo l’entrataccia killer di Gagliardini ai danni del centrocampista giallorosso Sandro. Eravamo al 18′ della prima frazione di Inter-Benevento, gara che i giallorossi stavano prendendo in mano proprio come fatto nel recente primo tempo contro il Milan. Un intervento pericoloso, quello di Gagliardini, che non fu degnato della necessaria attenzione. Il centrocampista, anzi, fu lasciato libero di proseguire la gara con lo stesso fervore dispensando altre entrate fuori tempo a destra e a manca, con invidiabile regolarità. 

Inutile dire che nel Sannio l’espulsione di Vecino è stata accolta con un pizzico di rammarico. Sui social i commenti si sprecano: c’è chi invoca provocatoriamente un “Var in differita” e chi invece non si spiega i meccanismi che hanno permesso ai due direttori di gara di valutare diversamente una condotta allo stesso modo platealmente antisportiva. La risposta ai problemi legati al Var, nonché la loro origine, negli ultimi mesi è stata riassunta in una sola parola: protocollo. Ma chi ha capito come funziona – consentitecelo – deve essere veramente bravo.